“Se domattina all’alba, quando impalato davanti al plotone d’esecuzione col volto irradiato di luce per la voluttà del martirio nell’attesa del segnale di “ fuoco”, un’ombra di tristezza attraverserà lo schermo dei miei pensieri, quest’ombra di tristezza sarà non il rammarico di dover abbandonare la mia vita ventitreenne, ma il pensiero di dolore che la mia scomparsa procurerà a voi, miei cari, miei adorati, ed il rammarico di non aver fatto per voi, tutto ciò che i miei doveri di figlio e di fratello mi imponevano di fare.”
Nel 1952 usciva per la prima volta Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana. Una raccolta di oltre 120 lettere di giovani partigiani che diedero la vita per l’Idea.
A distanza di molti anni, e dopo numerose edizioni, l’ultima nel 2005, l’antologia mantiene intatto il suo immenso valore storico e culturale e le parole dei caduti, dedicate ai familiari, agli amici e ai compagni partigiani, conservano immutata la loro potenza, evocando storie individuali, all’interno della più grande Storia collettiva, che meritano di essere narrate e ricordate ancora.
A Torino, dal 2003, il Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, restituisce alla memoria quell’Italia e contribuisce a divulgare i temi e gli eventi di quegli anni.
Oltre all’allestimento permanente, “Torino 1938-1948. Dalle leggi razziali alla Costituzione”, suggestivo viaggio multimediale, allestito nei locali sotterranei del Palazzo dei Quartieri Militari, il museo ospita mostre temporanee, come quella dal titolo “25 APRILE – 1 MAGGIO” (dal 25 aprile al 2 giugno 2014) che, introdotta da due opere opere pittoriche, “La partigiana” di Renato Guttuso e “Braccianti” di Giuseppe Zigaina, e supportata da video-proiezioni e manifesti originali, ci accompagna, mediante l’ausilio di documenti e filmati originali, nel ricordo di due date e di due temi emblematici per la storia italiana del Novecento: la liberazione e il lavoro.
È una mostra all’interno di una ricca serie di eventi per commemorare il 25 aprile, tra cui è bene ricordare la proiezione del documentario “Primo ufficio dell’uomo. I mestieri di Primo Levi” e l’apertura straordinaria della mostra documentaria “Viva l’Italia libera!”, presso i locali dell’Istoreto, in occasione del 70° anniversario dalla fucilazione del primo Comitato militare della Resistenza piemontese al Poligono del Martinetto, con i documenti ufficiali del processo, restaurati di recente. Si tratta di tappe fondamentali per la realizzazione del Programma Polo del ’900, che vedrà la sua piena realizzazione nel 2015 e che mira a rivitalizzare i Quartieri Militari di Torino con un progetto architettonico e urbanistico strettamente connesso ad un ambizioso progetto storico-culturale.
Sfogliando le pagine di quell’antologia, in cui sono indicati luoghi, date, nomi, e attraversando quei luoghi dove questi giovani persero la vita, ogni volta si ha la sensazione di far torto ad ognuno di loro se non ci si sofferma, almeno un poco, sulle parole che scrissero in quelle ultime – ma mai disperate – lettere, e sulle loro storie umane e personali.
Capita, così, che restino facilmente impresse nella mente – e nel cuore- alcune semplici ma intense parole scritte da un giovane alla donna amata: “Non piangere per me. Non si piangono i caduti per l’Idea. Nel ricordo di te muoio felice.” (Bruno Cibrario, 23 anni, disegnatore, fucilato a Torino, presso il Poligono del Martinetto, il 23 gennaio 1945) o che si resti spiazzati di fronte al coraggio di un ragazzo che scrive: “non mi perdo d’animo…perché sono fiero di aver combattuto per la causa comune e di aver dato anch’io il mio sangue per l’avverarsi della mia idea…siate forti come lo sono io andando avanti alla morte come nulla fosse…” (Luigi Migliavacca, 19 anni, tornitore, fucilato a Torino, presso il Poligono del Martinetto, il 23 gennaio 1945), e la poeticità delle righe con cui un marito prende congedo dalla moglie: “A te raggiante in volto venga il sole dell’avvenire, a te che il coraggio è cosa normale. Il mio cuore è rotto solo perché corre sulle ali del dolore.” (Luigi Savernigni, 28 anni, magazziniere, fucilato a Torino, presso il Poligono del Martinetto, il 23 gennaio 1945, Medaglia d’Argento al Valore Militare)
Riusciamo ad immaginarli, con i loro compagni, stretti in un ultimo abbraccio fraterno, a condividire quella “breve ma intensissima esistenza”, colpiti a morte ma avvolti dall’Idea più grande di tutte.
“Tra poco le armate alleate spezzeranno l’ultimo baluardo difensivo tedesco: anche l’Italia tutta verrà liberata e terminerà per voi questo lungo periodo di lotta cospiratoria che tanto ha assottigliato le vostre file. E allora sarà per voi la vita, l’aria, la luce, la gioia di aver combattuto e vinto, e l’esultanza della libertà raggiunta…”
(Pedro Ferreira, 23 anni, tenente di Fanteria, fucilato a Torino, presso il Poligono del Martinetto, il 23 gennaio 1945, Medaglia d’Oro al Valore Militare)