Il romanzo che propongo oggi è in realtà un libro culto nella narrativa inglese e che non si può di certo definire una novità! Risale infatti al 1995 ed è uno dei tanti libri scritti da Nick Hornby.
Ambientato nella Londra degli anni novanta racconta la storia di un uomo che si presenta agli occhi del lettore come triste e pieno di rimpianti. Rob Fleming ha una vita che non lo soddisfa. Possiede un negozio di dischi, che potremmo definire retrò, la sua fidanzata Laura se ne è andata di casa e a trentacinque anni si ritrova ad interrogarsi sul perché le sue storie finiscano sempre male. Non è forse capace di impegnarsi in solidi legami come lo rimprovera la madre? O è forse troppo noioso come sostiene Laura? Perché nella sua vita ha sempre e solo preso “fregature”? Ed è proprio così che comincia questo racconto con le sue prime cinque fregature che non possono che essere le donne, che una dopo l’altra, spietate e senza scrupoli, gli hanno spezzato il cuore.
“Ecco, per stilare una classifica, le cinque più memorabili fregature di tutti i tempi, in ordine cronologico:
1) Alison Ashworth 2) Penny Ilardwick 3) Jackie Allen 4) Charlie Nicholson 5) Sarah Kendrew.
Ecco quelle che mi hanno ferito davvero. Ci vedi forse il tuo nome li in mezzo, Laura? Ammetto che rientreresti fra le prime dieci, ma non c’è spazio per te fra le prime cinque; sono posti destinati a quel genere di umiliazioni e di strazi che tu semplicemente non sei in grado di appioppare. Questo forse suona più cattivo di quanto vorrei, ma il fatto è che noi siamo troppo cresciuti per rovinarci la vita a vicenda, e questo è un bene, non un male, per cui se non sei in classifica, non prenderla sul piano personale.”
Rob inizia ad auto analizzarsi e cerca di capire cosa abbia sbagliato nelle storie del passato. È protagonista malinconico e triste di una vita che lo ha deluso e lo ha ingrigito. Era entusiasta e sognatore ma poi è come se il tempo lo avesse tradito. Come se si fosse risvegliato adulto all’improvviso e ciò che vede non gli piace. L’unico suo rifugio e unica certezza della sua vita resta la musica che è anche l’unico svago. Una musica che lo capisce e che lo rappresenta, nella quale trova un rifugio sicuro, come un bambino spaventato, da una realtà che lo ha sempre posto davanti a scelte troppe difficili. Scelte che in realtà non ha mai preso! Prima ragazzo e ora uomo, è sempre stato oggetto delle scelte altrui. Le donne lo hanno sempre lasciato per qualcuno più simpatico o più ambizioso o più affascinante. La madre lo ha sempre criticato in continuazione disapprovando questa sua vita da eterno giovane. Così d’un tratto Rob, abbandonato anche da Laura, cade in una sorta di depressione e autocommiserazione, ma cerca anche di affrontare di petto questi problemi e riconquistare la donna che dice di amare.
Eppure era stufo di Laura quanto lei lo era di lui e allora perché Rob ora soffre e la desidera così intensamente? È solo orgoglio maschile ferito o è davvero innamorato? A volte si desidera qualcosa o qualcuno solo quando si ha la consapevolezza di poterla più avere, proprio come accade a un bambino quando gli rubi il gioco e capriccioso lo richiede indietro, quello stesso gioco che precedentemente aveva abbandonato in un angolo perché stufo. Accade questo anche in amore? Laura ha un nuoco “amico” e allora scoppia quella possessività che non fa più ragionare e per questo la ridesidera ardentemente?
Nick Hornby descrive in modo grandioso, con sarcasmo e ironia che spesso però nasconde un’amara realtà, l’uomo tipico degli anni novanta affetto da sindrome da Peter Pan, che nei grandi e storici gruppi musicali del passato si rifugia per non dover affrontare una più triste realtà
Riuscirà Rob a prendersi le sue responsabilità e a crescere? Riuscirà a vivere la sua vita senza rivangare il passato nutrendosi di inutili rimpianti?
Chiudo con una citazione di Fabrizio De Andrè e mi rivolgo “ai tanti Rob” che leggeranno: “resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro senza chiederti come mai, continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai.”