Le ragazze rubate di Jennifer Clement racconta la storia, fittizia ma basata su fatti reali, di Ladydi, una ragazza messicana costretta fin da piccola a imbruttirsi e a fingere di essere un maschio, così da evitare di essere rapita dai narcotrafficanti. Come lei, anche le sue amiche cercano in tutti i modi di passare inosservate, mentre arrancano conducendo una vita fatta di povertà e sofferenza.
Ciò che mi ha maggiormente colpito di questo romanzo è la minuziosa descrizione dell’esistenza quotidiana di queste ragazze, che per lo più vivono in piccole casette di due o tre stanze, con il pavimento in terra battuta e delle travi che spuntano dal tetto, segno del desiderio di un secondo piano che non arriverà mai. Nel villaggio vicino ad Acapulco, in cui è ambientata la vicenda, tutti sanno che non bisogna sedersi per terra se si vuole evitare di essere ricoperti di insetti, che le bambine e le ragazze devono correre a nascondersi nelle buche scavate a terra per loro quando si sente il rumore di un suv (segno che i narcotrafficanti sono alla ricerca di nuove vittime); tutti sanno che si può morire cercando di attraversare l’autostrada poco lontana, che ha spaccato in due il villaggio dividendo molte famiglie. Tutti sanno che l’unico modo per sfuggire a quella vita di miseria è cercare di emigrare negli Stati Uniti: ma quanti sono già morti provandoci!
Jennifer Clement ha scritto un’opera efficace, commovente, forte. Ha deciso di dare voce alle centinaia di migliaia di donne coinvolte nel traffico di esseri umani, di cui non si riesce neanche a stabilire il numero esatto. E ha fatto ciò servendosi di uno stile veloce e incisivo, sfruttando il lessico e le sue potenzialità metaforiche in modo eccellente. Bellissima la descrizione del primo bacio della protagonista con il maestro venuto dalla città:
Mi posò le mani sulle spalle e le labbra sulle labbra. Aveva un sapore di cemento, di vetrate di cristallo, di ascensori per la luna. Prese il mio viso di tredici anni con le sue mani di ventiquattro e mi baciò di nuovo. Il bacio di grattacielo era mio.
È stata una lettura senza dubbio sorprendente, un libro breve ma molto denso. Consigliatissimo.