Le querce sono colpite da una grave malattia
Seccano dopo aver lasciato sfuggire
In una luce di verde liquame al tramonto
Una folla di teste di generali *
Nel panorama letterario francese il surrealismo è stato un movimento culturale e di costume che al pari del futurismo del manifesto firmato da Marinetti e soci, ha sollecitato le più fervide menti artistiche ed intellettuali tra le due Guerre Mondiali. Approcciarsi all’opera di André Breton vuol dire tentare di comprendere il surrealismo che ha avuto nello scrittore francese uno dei principali animatori e sperimentatori. Il suo stile di vita fu infatti in tutto e per tutto” surrealista”.
Tra il 1924 ed il 1926 firmò con Paul Eluard, Louis Aragon, Pierre Unik e Benjiamin Pèret una serie di articoli e saggi che dettarono i principi filosofici ed estetici del surrealismo di cui di seguito viene fornito uno scarno estratto:
“Quel terzo stato della coscienza (al di là del conscio e dell’inconscio, del desiderio e della ragione) che è la surrealtà rappresenta in altri passi una dimensione non facilmente riconducibile entro confini intellettualmente accettabili.” (Ivos Margoni, Breton e il surrealismo,Arnoldo Monadori Editore 1976, cit pp 83-84)
Chi era André Breton?
Nacque a Tinchebray, una località della Bassa Normandia, il 19 Febbraio del 1896 e la sua formazione scolastica e culturale ebbe luogo a Parigi dove a partire dal 1912 iniziò a pubblicare alcune poesie nelle riviste scolastiche e seguì con fervore la lezione di Baudelaire, Mallarmé, Huysmans non disdegnando tra una poesia ed un romanzo anche le arti figurative di Bonnard, Signac o Moreau. Pur coltivando la passione per i versi, il futuro animatore del surrealismo, si iscrisse alla facoltà di Medicina e con l’avvento della Prima Guerra Mondiale prestò servizio militare come assistente medico ed in questo periodo produsse alcune composizioni che inviò ad Apollinaire. Al termine dell’impegno bellico, rientrato a Parigi, Breton conobbe Pierre Reverdy, Philippe Soupault e Luis Aragon che gli saranno legati per quasi un trentennio e collaboreranno come si è detto al Manifesto del surrealismo.
Nel volgere di pochi anni Breton fondò una rivista , “Litterature”, per la quale collaboreranno alcuni dei nomi più influenti della cultura parigina del tempo come Jean Cocteau, Jean Giraudoux, Valéry Larbaud, Paul Morand, Jules Romains, Max Jacob. La sua appartenenza al mondo intellettuale francese fu quasi consacrata nel giorno del suo primo matrimonio (si sposò altre tre volte) con Simone Khan il cui testimone fu addirittura Paul Valéry .
Nei primi scritti bretoniani vi è traccia del simbolismo di stampo mallarmeano ma anche del poetismo giovanile di Paul Valéry; pertanto i componimenti scritti e pubblicati sino al 1916 testimoniano la sua tendenza al gusto ed a canoni letterari fino ad allora comuni nel panorama letterario europeo.
Fino ai primi anni “20 Breton si lasciò entusiasmare anche dalla corrente dadaista che lasciò nel momento in cui con i suoi più stretti collaboratori sentì l’esigenza di rifarsi ad una nuova dottrina che avrebbe potuto unire il razionalismo ed il positivismo, da qui la fondazione del surrealismo come vero e proprio movimento culturale :
“La virtù della parola mi sembrava dipendere dalla facoltà di abbreviare in modo impressionante l’esposizione di un esiguo numero di fatti, poetici o altri, di cui mi facevo sostanza. M’ero figurato che Rimbaud non procedesse altrimenti. Componevo, con uno scrupolo di varietà degno di miglior causa, le ultime poesie di Mont de Piété, e ad esempio riuscivo in quel libro a trarre risorse incredibili dalle righe bianche. Quelle righe erano l’occhio chiuso su certe operazioni di pensiero che credevo di dover nascondere al lettore. Non era mistificazione da parte mia, ma gusto dello scorcio……Mi ero messo ad accarezzare immoderatamente le parole per lo spazio che ammettono intorno, per le loro tangenze con altre innumerevoli parole che non pronunciavo” (André Breton, Poesie,Einaudi 1977, pag 9)
Effetto di questo nuovo nous bretoniano fu la rivista “La revolution surrealiste” sulla quale furono pubblicati tra il 1924 ed il 1929 interventi, dibattiti, prose e poesie che analizzavano il surrealismo in diversi campi: politica, costume, pittura cinema.
La lettura e lo studio di Breton non sono semplici poiché egli non consegna un testo organico e stilisticamente proiettato ad un solo modello, anzi i suoi componimenti rivelano una variabilità di riflessioni e temi che spaziano dalle arti, alla politica, alla filosofia, ad una certa sociologia di costume e finanche al lirismo amoroso inseriti in uno stesso componimento. Nadja, ad esempio, è una sorta di romanzo-cerniera che introduce quasi dialetticamente teoria e scrittura, riflessioni personali scritte o solo pensate in un flusso continuo ed alternato.
Questa nuova tecnica, non una semplice licenza letteraria dunque, è spiegata dallo stesso autore nella premessa al libro quando scrive: “Bisognerà distinguere tuttavia, tra quanto si riferisce alla tastiera affettiva e ad essa interamente si affida…, e quanto è resoconto giorno per giorno, e il più possibile impersonale, di minuti eventi che si sono venuti articolando gli uni agli altri in un certo modo ……Se da un lato l’abbondante illustrazione fotografica permette di eliminare qualsiasi forma di descrizione, d’altro canto il tono adottato per la narrazione è ricalcato su quello dell’osservazione clinica, e soprattutto neuro-psichiatrica, che tende a serbare traccia di qualsiasi elemento possa emergere da esami e interrogatori, senza preoccuparsi, nel riferirlo, di alcun effetto di stile.” (Nadja, Einaudi 1972)
La produzione bretoniana è vastissima e comprende scritti che si possono suddividere tra il periodo per così dire dadaista pre-surrealista raccolti nel ciclo Mont de Piété , articoli pubblicati sulla rivista La Phalange, ed il periodo degli scritti dei Manifesti del surrealismo come le “Poesie surrealiste”, “Il surrealismo e la pittura”, “Poesie”, “Nadja”, “Fata Morgana”, “I vasi comunicanti”, “Point du jour”.
Dopo anni fruttuosi di collaborazioni e pubblicazioni di successo, l’avvento della Seconda Guerra Mondiale portò ad una crisi dei valori del surrealismo nonostante in pittura furono molteplici le esibizioni tra Europa e USA a cui lo stesso Bréton veniva spesso interpellato come conferenziere; ma ormai i tempi ed i luoghi non erano sicuri e così lo scrittore lasciò l’Europa per un lungo viaggio che lo condusse dapprima in Messico poi a NewYork e quindi nuovamente in Francia dove nel 1949 tentò un nuovo timido approccio al surrealismo nel tentativo di farlo risorgere fondando le riviste “Le surrealisme meme” , “Manifestes des 121”, “Tel quel” ed altri lavori legati alla critica pittorica e cinematografica.
Nel 1966 quando aveva 70 anni, fu colto da un malore e morì il 28 Settembre. Dopo di lui ci fu un ultimo strenuo tentativo di tenere in vita il movimento surrealista che fu dichiarato definitivamente chiuso da Jean Schuster l’8 Febbraio del 1969.
Vorrei concludere con la frase di apertura di Nadja che credo esprima in maniera tangibile tutto il gusto letterario di Bréton:
“Chi sono io? Se per una volta mi rifacessi a un proverbio: in fondo potrei forse domandarmi semplicemente “qui je hante” : chi frequento, chi infesto.”
(*Andre Breton, Più che sospetto, Poesie 1940-1943,pag 177,Einaudi1977)