“Sembra che tutti rivogliano indietro i loro soldi. È finita. Il castello è crollato”.
Come vivevano i felici, se poi davvero erano “felici?”. È in un susseguirsi di rivoltanti episodi, specchio di una società disperatamente vuota, che Massimiliano Governi tenta di ricostruire i pezzi di un sistema fallito sia dal punto di vista economico che umano. “Come vivevano i felici” (edito Giunti, 2013), è infatti un viaggio altalenante come la linea di un grafico economico in discesa vertiginosa, un giro nelle montagne russe, tra le vite che hanno manipolato e governato il capitalismo occidentale, portandolo al declino morale e finanziario in cui tutti hanno colpa e nessuno ha responsabilità.
Così Governi adotta una prospettiva interessante, fuori dal coro. Perché tutti hanno partecipato al degrado del sistema, ma un colpevole si deve individuare comunque, e la storia di Bernard Madoff, imprenditore condannato a mezzo secolo di galera per truffa, e dei figli “maledetti” dalla sua spavalda sicurezza di impunità, è l’emblema della democratica disperazione che colpisce a macchia d’olio una società stanca e immobile. È ad un anno dalla condanna del padre, che Mark Madoff si impicca stringendosi al collo il guinzaglio del cane. E a lui questo libro è dedicato, nel tentativo di scavare nella mente di un uomo che ha avuto tutto e niente, convinto di dominare il mondo, ma in realtà destinato a subirne le regole, imprigionato in una gabbia di solitudine e indifferenza senza uscita.
Viaggi a Disneyland, fiumi di champagne, sparatorie e cocaina. Una vita di vorticosi eccessi e profondi vuoti, che disegnano con obiettiva razionalità i tratti distorti di una ricchezza smisurata. La bravura di Governi nel riuscire a dare forma a questa distorsione, è evidente nel disgusto che inevitabilmente si prova davanti alla convinzione dei pochi di poter dominare i molti, confondendo agiatezza e potere con un senso di immortalità. Ma Governi va oltre, e di questo presunto “super-potere”, ne mette in risalto le fragilità, l’umanità che si nasconde dietro la plastificata insensatezza della ricchezza. Perché Mark Madoff è il prodotto, è la forma che qualcuno ha dato alla sua esistenza , è un uomo come tanti, perché tanti sono rapiti dall’avidità del consumismo frenato, e in tanti hanno contribuito a creare questo prodotto.
In un’alternanza di flashback, Governi crea una catena di eventi in un crescendo di angoscia che cattura l’attenzione del lettore, grazie anche ad un linguaggio sintetico, di periodi brevi che rispecchiano la fragilità di una mente in bilico tra morte e disperazione. Un puzzle che ricompone il quadro di un presente frantumato, in attesa di riscatto.