Dublino, 30 Novembre 1667: nasce uno tra i più importanti scrittori e poeti irlandesi, Jonathan Swift. Rimasto presto orfano e affidato alle cure degli zii, nel 1682, a 14 anni, iniziò a frequentare il Trinity College di Dublino. Qualche anno dopo, Swift si trasferì in Inghilterra, e venne assunto come segretario di un diplomatico e scrittore.
Tornato nuovamente in Irlanda, per riuscire a provvedere al suo sostentamento, e non per vocazione, venne ordinato sacerdote anglicano e successivamente divenne parroco. Incarico che gli fu ben presto tolto, a causa delle sue convinzioni e critiche nei confronti della religione, che andavano contro il ruolo da lui ricoperto.
Guidato da queste sue idee “controcorrente”, nel 1697 scrisse il suo primo libro, un poema eroico, con qualche venatura satirica, classica del suo modo di scrivere, in cui elogiava la bellezza e superiorità dei tempi antichi su quelli moderni: “La Battaglia dei libri”.
Questo libro ebbe molto successo e fece conoscere Swift al pubblico, come scrittore dotato di conoscenza e voglia di parlare del mondo, visto sotto tanti aspetti e con tanta ironia. Il successo portò con sé anche il denaro: guadagnando, lo scrittore fu finalmente in grado di concedersi una vita dignitosa. Si recò molto spesso a Londra, dove, durante uno dei suoi viaggi, conobbe Esther Johnson, figlia di un diplomatico. Se ne innamorò immediatamente e, come raramente succede agli scrittori “squattrinati”, venne ricambiato dalla ragazza. Il ruolo che ricopriva (era il suo insegnante privato), e una torbida relazione con un’altra donna, però, non permisero ai due di stringere un legame sentimentale.
Nel 1700, Swift fu nominato canonico della cattedrale di San Patrizio a Dublino. Nel frattempo terminò gli studi e ottenne il dottorato in teologia al Trinity College. In questo periodo, scrisse il suo primo opuscolo politico.
Qualche anno dopo, non avendo ancora abbandonato le sue controverse idee sulla chiesa e la religione in generale, scrisse e pubblicò “Favola della botte”, una satira sulla chiesa anglicana, cattolica e calvinista. In questa opera, Swift riuscì a mettere in evidenza, e soprattutto in ridicolo, la presunzione che caratterizzava i rappresentanti della chiesa dell’epoca. Sia pur pubblicata anonimamente, l’opera gli costò cara: venne cacciato nuovamente dalla chiesa, e questo fatto mise definitivamente fine alla possibilità di una futura carriera nella chiesa.
Nel 1710 iniziò quella che si potrebbe definire la carriera politica di Swift; in questo anno infatti, il leader politico dei “tory”, assunse lo scrittore per guidare il periodico del suo partito: l’Examiner, e, quando vinsero le elezioni, Swift divenne uno scrittore molto influente e ben visto dagli intellettuali dell’epoca, quale Pope, con il quale, insieme ad altri, fondò lo Scriblerus Club.
Dopo varie vicende che lo costrinsero a tornare stabilmente in Irlanda, Swift iniziò a scrivere il suo vero capolavoro, per il quale è più conosciuto, che lo ha reso famoso e continua ancora oggi a farlo conoscere ai lettori di tutte le età: “I Viaggi di Gulliver”, libro scritto tra il 1726 e il 1727 e che ottenne un successo e un accoglimento tra il pubblico enorme.
Il successo, finalmente arrivato, non venne goduto da Swift: affetto da una malattia uditiva, la Sindrome di Ménière, e addolorato dalla morte del suo primo amore, si isolerà completamente dal mondo esterno.
Nel 1742, colpito da un ictus perse l’uso della parola e, successivamente, alla morte di Pope, suo unico amico, venne ricoverato all’ospedale di San Patrizio nel reparto dedicato alla cura dei disturbi mentali, dove morì tre anni dopo, nel 1745.
Il suo patrimonio lo destinò in parte ai poveri, in parte per la costruzione di un manicomio in Irlanda. In questo panorama desolante che ha caratterizzato gli ultimi anni della sua vita, c’è una nota positiva: fu sepolto nella Cattedrale di San Patrizio, accanto all’unico vero amore della sua vita, Esther Johnson.
Guidato dal suo spirito ora libero, ora razionale, è considerato oggi uno tra i precursori della prosa satirica in lingua inglese, e della sua abilità nel riuscire a sfruttare questo modo di scrivere per raccontare dei più disparati argomenti, quelli semplici, e quelli più complessi come la politica e la religione.
Oltre a quelle già accennate, ricordiamo tra le sue opere “Una modesta proposta”, “The Conduct of the Allies, and of the late Ministry, in Beginning and Carrying on the Present War”.