Proviamo ad immaginarcelo questo pilota in partenza, per dare il suo contributo alla Seconda Guerra Mondiale, che passa a salutare un’amica, appare sulla porta della sua casa e le dice, quasi a volersi giustificare: “Mi piacerebbe darti qualcosa di splendido ma questo è tutto ciò che ho.”
C’è da avere i brividi sapendo che in quella busta spiegazzata che le consegna è contenuto il manoscritto e i disegni dell’opera letteraria per ragazzi più poetica, più famosa e più venduta al mondo, tradotta in più di 275 lingue e stampata in 150 milioni di copie.
Il pilota è, evidentemente, Antoine de Saint-Exupéry, l’amica in questione risponde al nome di Silvia Hamilton e il manoscritto e relativi disegni sono quelli di The Little Prince o Le Petit Prince in possesso della Morgan Library di New York dal 1968.
È proprio quest’ultima ad ospitare, fino al 27 aprile 2014, a 70 anni di distanza dalla prima edizione, la mostra “The Little Prince: A New York Story “ dove sono esposte 25 pagine del manoscritto (comprensive di cancellature, bruciature di sigaretta, macchie di caffè) e tutti i 34 disegni della prima versione del libro.
La favola francese del viaggiatore interstellare, il ragazzino biondo dell’asteroide B612, con un rapporto conflittuale con la rosa di cui si prende cura, che arriva sulla terra in cerca di amicizia e comprensione, fu scritta a pubblicata per la prima volta a New York nel 1943.
Tanto tempo è passato da allora e il Piccolo Principe, volente o nolente, è diventato così grande e famoso da essere, oggi, qualcosa di molto diverso da quello che Antoine de Saint-Exupéry aveva immaginato e, forse, avrebbe voluto per lui.
“I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: “Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?” Ma vi domandano: “Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?” Allora soltanto credono di conoscerlo.”
Sembra che in queste parole sia contenuta una sorta di profezia su ciò che sarebbe diventato il nostro piccolo amico: una macchina da soldi.
Il 31 luglio 2014 ricorreranno i 70 anni dalla misteriosa morte, in volo, del suo autore, e come omaggiarlo nel migliore dei modi? Con un parco a tema, il primo parco aereo al mondo, a Ungersheim, nei pressi di Mulhouse e Colmar, ai piedi dei Vosgi, esattamente dove, il 7 novembre 1492, cadde il primo meteorite che fu raccolto e studiato: il cosiddetto meteorite di Ensisheim.
L’idea è venuta ad un produttore francese di palloni aerostatici (di cui non facciamo il nome per non fargli ulteriore pubblicità) che è l’unico autorizzato nel settore del tempo libero e dei parchi divertimenti (quindi praticamente un monopolista) che ha prodotto più di 60 palloni, venduti in oltre 30 paesi, che hanno fatto volare 500.000 passeggeri all’anno, in 8 località, della Francia e degli Stati Uniti.
I visitatori viaggeranno a bordo di tre “palloni pianeti” a 150 metri dal suolo, su un panorama mozzafiato.
Si legge in un articolo di presentazione:
“Il terzo pianeta è qualcosa di più di una gigantesca piattaforma aerea. Sollevata da terra a un’altezza di 35 m, potrete godere della piazza di una vista eccezionale a 360° gradi, un bicchiere in mano: il pianeta del bevitore combina infatti l’emozione dell’altitudine con la convivialità.
Un progetto poetico, educativo e divertente al tempo stesso, il Parco del Piccolo Principe è un concept “francese” unico nel mondo. Potrete fare più di 30 diverse esperienze.”
Sembra di leggere la brochure di un villaggio turistico! Stendo un velo su alcune delle attività previste che poco o nulla hanno a che fare con il Piccolo Principe e che, con tutta evidenza, distolgono l’attenzione dalla lettura del libro che dovrebbe essere prioritaria.
“Se voi dite ai grandi:”Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto” loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: “Ho visto una casa di centomila lire”, e allora esclamano: “Com’è bella”.
Nessuno di noi avrebbe saputo dirlo meglio.
“Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
Chissà se in tutto questo sfavillio di colori, effetti speciali, spettacoli iperteconologici in 3d, guadagni di considerevole entità, stimoli per la vista e per i portafogli, l’essenziale sarà ancora visibile al cuore di grandi e piccini.
Forse, proprio come la rosa del Piccolo Principe, non ci si dovrebbe lasciar addomesticare dall’eccessiva modernità e lasciare che la fantasia, le emozioni, anche quelle ad una sola dimensione o al massimo due, passino attraverso le pagine ingiallite e macchiate di un manoscritto e i disegni di un mondo fatto di cose semplici, immaginato da Antoine de Saint-Exupéry, un pilota e un uomo che, nel cuore della guerra, si faceva creatore e portare di pace e poesia.
“Qualcosa di splendido”, sebbene lui stesso, con estrema modestia, non ne fosse poi così convinto. A torto, possiamo dire oggi.