Di aspirazioni si vive, si sa. L’aspirazione personale è uno dei motori più potenti al mondo: spinge e guida chiunque ne sia dotato a superare se stesso, ad esigere di più dal proprio lavoro, a fissare obiettivi sempre più lontani. Di aspiranti uomini volenterosi di diventar qualcuno ne è pieno il mondo; qualsiasi idea li motivi, essi saranno sempre presenti. Nella macrocategoria umana di aspiranti-qualcosa, rientrano senza ombra di dubbio gli aspiranti scrittori, i quali indossano il bello e brutto abito di questa grandissima figura. Gli aspiranti scrittori, oggi, sono numerosissimi; sebbene la creatività sia stata degradata ad uno degli ultimi scalini sotto il profilo del valore che le viene attribuito, nonostante abbondino frasi pietose e sguardi compassionevoli, la categoria non demorde e anzi si rinforza. Un aspirante scrittore che si rispetti ha, com’è ovvio, un attributo necessario e indispensabile: è megalomane. Proprio così, megalomane. L’aspettativa media è quella di pubblicare un libro d’esordio che scali trionfalmente le vette delle classifiche, che catturi il pubblico dei lettori in un acquisto irrefrenabile di quello che è diventato il loro oggetto dei desideri. Iperbole a parte, è facile cadere in ambizioni di questo tipo, quasi “commerciale”, commerciale come definiremmo la televisione. Quel che spesso si trascura, se provassimo a guardare dalla prospettiva del caro aspirante scrittore, è che la vendita di un libro è strettamente legata alla distribuzione che ne vien fatta: non l’editore, ma piuttosto il distributore sarà colui che si occuperà di gestire il libro d’esordio, il quale, come si immagina, trovandosi immerso in un catalogo in cui compaiono altre migliaia di titoli sarà da queste surclassato, proprio in quanto scritto da un autore ancora sconosciuto. La reazione istintiva dell’aspirante scrittore sarà con molta probabilità di stizza nei confronti di questo “meccanismo”, ma se riuscisse ad abbassare la soglia tanto agognata, riuscirebbe ad apprezzare il primo di una lunga serie di passi per la sua affermazione professionale.
L’aspirante scrittore, inoltre, è riconoscibilissimo dal suo rapporto odi et amo con la casa editrice: ha bisogno dell’editore per vedere pubblicato il suo libro, ma rifiuta di adeguarsi ad alcune regole decisamente consolidate nell’ambiente. Nel momento in cui viene presentato un manoscritto, questo dovrà chiaramente subire una revisione, a partire dalla correzione della bozza con eventuale eliminazione di refusi alla fase di editing, attraverso la quale all’opera viene dato un rimpasto generale escludendo anche parti consistenti, al solo fine di renderla omogenea e compatta, senza deviazioni troppo ampie dalla sua matrice. Sottoporre il proprio libro ad un’operazione di tal genere necessita di umiltà in copiose quantità, poiché ammettere di non essere lucidi nella valutazione complessiva dell’opera non è cosa da scrittori, tanto meno da aspiranti scrittori. Si tende spesso a considerare l’intervento editoriale una sorta di violazione all’estro creativo. Ma non è questo il caso. L’editing prescinde da interessi personali ed egoistici degli editori, e non va confuso con il ghost writing, che vede una figura che interviene nella scrittura del libro senza prestare il proprio nome, che sarà preso da una personalità più convincente dal punto di vista comunicativo.
Un’altra caratteristica tipica dell’aspirante scrittore è la diffidenza, caratteristica su cui bisogna andare cauti. Le leggi del mercato si rivelano piuttosto dure nei confronti degli emergenti, e seppure la casa editrice interessata abbia a cuore il valore letterario del pacchetto-libro, dovrà pur badare al proprio sostentamento: senza margini di guadagno, non può operare. Le condizioni che pone all’aspirante scrittore sono spesso difficile da accettare, però talvolta necessarie: vengono imposti costi che non tutti sono, chiaramente, in grado di sostenere. Una strada che è andata affermandosi sempre di più, con risultati non del tutto limpidi, è quella che è stata definita self-publishing, l’autopubblicazione, che per lo più fa affidamento a portali più o meno efficienti sotto il profilo etico-professionale, che permette di pubblicare un’opera autonomamente, appunto.
Gli intoppi che un aspirante scrittore può incontrare nel percorso di affermazione personale sono parecchi, occorre saper distinguere quel che è dettato da regole precise e ciò che invece è solo il risultato di meccanismi egoistici e ambigui.
Al caro aspirante scrittore non resta che augurare una gran fortuna, perché farsi strada in un mondo di squali è una possibilità, ma l’altra possibilità è quella che proprio lui diventi uno squalo.