Parlare del Petrarca “minore” risulta alquanto arduo, come sempre quando di mezzo c’è un capolavoro a cui si lega il nome del suo autore. Così è per per Francesco Petrarca e il suo Canzoniere, superba opera poetica che ha consegnato il nome di Petrarca alla storia della letteratura. Ma il poeta di Arezzo, uomo di straordinaria cultura e versatilità, ha scritto tanto sia in prosa che in poesia, sia in lingua volgare che in latino.
E tra le opere in prosa in lingua latina, un posto di rilievo occupa il De vita solitaria, trattato morale in due libri, composto nel 1346 e dedicato a Filippo di Cabasolles, reggente nonchè cancelliere del regno di Napoli. L’opera trova la sua genesi a Valchiusa, a pochi chilometri da Avignone, e vuole essere – come facilmente si evince dal titolo – un’esaltazione della solitudine, che si palesa poi chiaramente come esaltazione di una vita intellettuale dedita allo studio e alla conoscenza di sè.
Il De vita solitaria è un libro che fa da ponte tra Petrarca e il mondo antico, tra l’umanesimo e il mondo classico.
L’elogio della solitudine si sviluppa su una perenne antitesi con la turbinosa vita cittadina (in particolare il Petrarca ha in mente il caos della vicina Avignone), dove vive l’infelix habitator urbium – l’infelice abitante delle città – costretto a vivere in una realtà caotica, aggrovigliata e falsa, in cui si perde la conoscenza di se stessi, vero senso della vita e fonte di felicità. A questa vita il poeta aretino oppone la certezza della volontà individuale, rivendicando con orgoglio la scelta della solitudine campestre, coltivando lo studio, poche sincere amicizie e i veri valori del Cristianesimo.
Il primo libro del trattato si concentra sulla netta opposizione città-campagna e la scelta dell’otium letterario, mentre il secondo enumera una serie di illustri exempla di vita solitaria, attinti sia alla tradizione classica che a quella cristiana (spiccano, di quest’ultima, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Benedetto e San Francesco).
E in chiusura Petrarca sposta l’accento sempre di più sulla vita monastica e ascetica, trionfo della scelta di vita solitaria in unione con la Verità cristiana. Sarà il contenuto del successivo libro, pubblicato l’anno dopo: il De otio religioso.