Erano in tre. Erano davanti casa mia. Erano in tre e litigavano. Non per donne, no. E nemmeno per questioni di eredità. C’era un campanello da suonare. Solo quello. Non so se c’era anche un patto tra loro. Ma ognuno voleva farlo per primo. Ebbi l’onore di sentire tutto, sì! Il volume delle voci era tanto alto quanto inutile il problema. Ma volli interrompere la zuffa e aprii la porta. Subito mi vennero addosso. Tre paia d’occhi. Quei tre erano davvero in disaccordo su tutto, pensai. Persino sugli sguardi. Nel primo intravidi un senso di appartenenza, di partecipazione. Il secondo era già più disinteressato, meno coinvolto. Il terzo era proprio distante. Il mio doveva essere pieno di interrogativi, sicuro. Li invitai a sedersi. Cominciarono a parlare. Sì, cominciarono. Perché non si diedero un ordine. E intanto ricominciarono. A litigare, sì. E indovinate? Per chi avrebbe parlato. Per primo, si intende. Comunque alla fine riuscii a capire questo. Che volevano raccontarmi una storia. Che il primo dei tre l’aveva vissuta. Che il secondo però era presente. E che il terzo l’aveva solo sentita. Dal secondo, forse. In ogni caso della storia non capii nulla. E vorrei vedere. C’era un tale caos di voci. Voci sovrapposte. Accavallate. Ma anche un’altra confusione. Linguistica, direi. Di prime persone e di terze persone. Singolari. Vero è che la mia cortesia si stava trasformando. In decisione. E sì, perché dopo tanti inviti alla calma, non ce la feci più. Non ce la feci più e li cacciai via. Sì, e con buona pace della mia testa. Che imparino l’educazione, mi dissi.
Ma non potevo pensare sempre a quello. A quella situazione così assurda, dico. Dovevo studiare. Studiare, sì. Da solo. E sì, oramai mi stavo abituando. Aprii il manuale e lessi:
I diversi tipi di narratore.
Precisiamo innanzi tutto che autore è chi materialmente compone un testo e che narratore è la voce a cui l’autore affida il compito di narrare la storia. Il narratore, per scelta dell’autore, a seconda del diverso tipo di rapporto che ha con la narrazione, può essere presente o estraneo alla storia. E’ presente nella storia come personaggio, quando narra in prima persona (io narrante) i fatti di cui è protagonista o testimone. Il narratore poi può essere estraneo alla storia e la narra in terza persona, tenendosi fuori dalle vicende dei personaggi. Il narratore estraneo espone i fatti in maniera oggettiva limitandosi a registrarli, come ad esempio i narratori delle opere realistiche. Si può però avere anche un narratore che, come il Manzoni ne “I Promessi Sposi” è sì estraneo alla storia che racconta, ma spesso interviene a commentare, a spiegare, a verificare gli eventi e il comportamento dei personaggi. Ecco uno schema raffigurante i diversi tipi di narratore:
1. Narratore presente nella storia come protagonista:
es. Carlo Altoviti in “Le confessioni di un italiano” ;
2. Narratore presente nella storia come testimone:
es. Ishmael in “Moby Dick”
3. Narratore estraneo alla storia come personaggio:
es. I dieci novellatori del “Decamerone.”
Ma guarda un po’che coincidenza!