Ti cercherò sempre
sperando di non trovarti mai
mi hai detto all’ultimo congedo
Non ti cercherò mai
sperando sempre di trovarti
ti ho risposto
Al momento l’arguzia speculare
fu sublime
ma ogni giorno che passa
si rinsalda in me
un unico commento
ed il commento dice
due imbecilli
Michele Mari
Ecco cosa accade quando l’orgoglio la fa da padrone.
Michele Mari, autorevole nome della letteratura contemporanea, professore presso la facoltà di lettere all’università di Milano, firma un moderno canzoniere in linea però con la grande tradizione del genere.
Il titolo della raccolta trae spunto dal film ” Ladyhawke” di Richard Donner, ambientato nel Medioevo, che narra la storia di due amanti francesi il cui amore è negato e stregato da un triste incantesimo, tale che i due sono destinati a non incontrarsi mai.
Il poeta rifunzionalizza i temi dell’amore non ricambiato, della donna lontana, della passione repressa alla luce della sua esperienza personale.
Ne viene fuori un percorso tormentato, che vive di ricordi e di rimorsi, che ripensa la donna amata sotto una luce diversa, che rivede gli errori del passato, che si affanna nell’impotenza di rivivere diversamente quello che è stato, per cambiare il corso degli eventi.
Il lettore di questa raccolta si trova dinanzi un innamorato dei nostri giorni che parla il nostro linguaggio, che si interroga e si angoscia su quello che poteva essere e non è stato. Talvolta il poeta è assalito dalla paura e dalla pena, talvolta si lascia coccolare dalla dolcezza dei ricordi.
Nello specifico i versi proposti contemplano il momento dell’addio, quando i due amanti cadono nel tunnel nero dell’orgoglio, quando questo prende il posto del cuore e calpesta il sentimento, quando si finisce per brancolare nel buio, quando si comincia a inseguirsi su due binari opposti e paralleli.
Il filo immaginario , che lega le cento poesie della raccolta, regala una lettura piacevole e mai banale, che racconta la storia di un innamorato perduto, dell’altalena di un amore soffocato, l’amore che ognuno di noi potrebbe non aver saputo vivere e tenere a sè.