Il gatto con gli stivali, Baba Jaga, folletti, elfi e fate, sciocchi o pericolosi, ninfe, driadi e idre e il bianco cavallo alato, Pegaso, tutti offrivano alla mente il piacere che offre la fantasia quando per breve tempo è più reale di quanto potrà mai essere il mondo visibile.
A. S. Byatt ha scritto il suo ultimo romanzo intrecciando abilmente la sua personale esperienza di bambina e i grandi miti nordici che raccontano di Odino, Thor, Loki, e ha creato una storia delicata ma potente, che riporta il mito all’attenzione del lettore contemporaneo, senza però cercare di attualizzare e umanizzare gli dei protagonisti. L’autrice dichiara e spiega il suo intento nel capitolo conclusivo del romanzo, “Pensieri sui miti”, nel quale cerca appunto di contestualizzare il suo romanzo e di dare ragione delle scelte che ha compiuto nello scriverlo.
La struttura della storia è molto semplice: siamo in tempo di guerra, una “bambina magra” scopre Asgard e gli dei di Wägner e, mentre lo legge e lo rilegge, aspetta che suo padre torni dal fronte, pur senza permettersi di sperare di vederlo veramente ricomparire a casa. La bambina riflette molto sulle sue letture, ma in nessun modo arriva a credere in ciò che legge, non ha fede negli dei del nord. È così che, frequentando il catechismo, arriva alla conclusione che anche ciò che è raccontato nella Bibbia non è altro che una storia, una fiaba, solo meno interessante e avvincente di quella che parla di Asgard.
Ragnarök. La fine degli dèi è un romanzo che propone una lettura personalissima e avvincente di un mito antico, il quale, intrecciandosi alla vita di questa bambina, appare al lettore in tutta la sua crudeltà e semplicità. Gli dei sono stupidi e avidi e, in quanto tali, verranno puniti con la fine del mondo. La stessa autrice invita a riflettere sui parallelismi con l’età contemporanea. Nello stesso tempo, questo libro porta a meditare sull’importanza del mito e delle storie, sullo spazio che esse occupano nella vita quotidiana e nella nostra cultura. L’indagine investe anche, in modo molto delicato, il sottile confine tra fantasia e realtà, quasi a suggerire che, se lo si vuole davvero, esso possa confondersi fino a scomparire.