Preferisco venire dal silenzio
per parlare. Preparare la parola
con cura, perché arrivi alla sua sponda
scivolando sommessa come una barca,
mentre la scia del pensiero
ne disegna la curva.
La scrittura è una morte serena:
il mondo diventato luminoso si allarga
e brucia per sempre un suo angolo.
Valerio Magrelli
La parola considerata di per sé, nella sua essenza, nel vigore della sua sostanza.
Valerio Magrelli, un grande nome della letteratura italiana contemporanea, è considerato uno dei più rilevanti esponenti della odierna poesia d’avanguardia del nostro Paese.
I temi delle sue raccolte sono spesso originali e all’apparenza surreali. In realtà, a ben guardare, Magrelli si fa interprete attento di una società controversa quale quella in cui viviamo.
Oggetto di questi versi, che fanno parte di “Ora serrata retinae”, prima raccolta pubblicata dal poeta, è la parola, il verbum.
Parlare è un’azione meccanica e ripetitiva, che spesso tendiamo a banalizzare come tutti i gesti dati per scontati. Tuttavia, esprimere i nostri pensieri, ciò che la mente o il cuore ci detta, è quanto di più straordinario esista.
La parola può convincere, distogliere, offendere, esaltare, premiare, elogiare, disprezzare. Ecco che allora per parlare abbiamo bisogno di tempo, è necessario concederci il giusto lasso per non correre il rischio di sparlare.
Magrelli usa l’immagine di una barca che scivola sommessa. Metaforicamente è questo il percorso che dovrebbe fare la parola che fluttua dal pensiero alla voce.
Ancor più penetrante è la parola scritta. La potenza della scrittura è strabiliante. Banalmente basti pensare ad uno slogan, ad un articolo su un giornale. In base alla disposizione che le parole assumono su un foglio si può attaccare o difendere. La parola allora può diventare un’arma potente che relativamente al suo uso può cambiare il corso delle cose, la percezione di un determinato dato reale.
Magrelli veicola un messaggio fondamentale: la parola deve imporre un momento di riflessione necessario, soprattutto in un mondo come quello che stiamo vivendo, così rapido, ma svogliato nello stesso tempo; un mondo che ha deciso di costruire presente e futuro solo sull’azione e sulla praticità.