“Tutto ciò che è contenuto in questo libro è vero, ed è stato descritto esattamente com’era. La sua stesura mi ha scosso dal mio strano torpore e spero che in qualche modo colmi il lettore di una vaga e singolare gioia”
Diceva Shakespeare che “nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”. Un sogno fuggevole, della durata di un battere d’ali, o di una splendida canzone rock di Patti Smith. La regina Beat, poetessa, ammaliatrice meravigliosa che con il suo ritmo dà vita e forma alle parole, che siano cantate o buttate giù in un preziosissimo mémoire come “I Tessitori di Sogni”, raccolta perfettamente tradotta -ed era un lavoro difficile- da Andrea Silvestri per Bompiani.
Non è facile descrivere il lavoro di un’artista come Patti Smith, può sembrare quasi blasfemo, infatti, tentare di tradurre in un significato più accessibile parole che seguono l’onda di una musicalità interiore, uno sguardo introspettivo, vestito di una sensibilità malinconica, leggera, a tratti terribilmente commovente. Non sono solo racconti, è vero, sono fatti di vita, ma viene allora da chiedersi quale sia la linea tra sogno e realtà, se questa linea esista, o non si possa semplicemente cogliere il lato visionario della vita negli intervalli con il crudo realismo. Perché sembra essere questa la verità che emerge come un diamante dalle righe della poetessa Beat: una vita messa nero su bianco, un diario incredibile di emozioni che stordiscono e riempiono di un vorticoso desiderio di amare l’essenza delle cose. Dalla vita a Germantown ai sobborghi di Detroit, passando per il rapporto intenso con gli animali e la Natura. Distesa ad osservare il cielo disegnato sopra la sua testa, Patti Smith, bambina, osserva l’immensa, vasta, distesa di stelle, una forma superiore un’essenza inafferrabile che riempie di gioia l’anima e sussurra nel silenzio il nome delle sue Creature, lasciando intuire come nello spirito selvaggio del mondo stesso, si nasconda il significato dell’esistenza. E la stessa impalpabile sensazione la si ritrova nel lungo sguardo d’addio al cane amico d’infanzia, Bambie, o nelle cure alla sorella.
Una raccolta corredata di foto di famiglia, poesie, dediche a familiari e amici come Jean Paul Getty e Sam Shepard. Patti Smith tesse la tela delle sue esperienze e il risultato è l’intelaiatura di sogni che costruiscono una vita. Gioia, morte, dolore, affetto, filtrati dallo specchio di un’anima che osserva il mondo come un arcobaleno di colori altalenanti, ma sempre profondamente vissuti. Cantava in April Fool “Vagabonderemo per il pantano, quando le nostre anime si sentiranno morte con la risata le ispireremo e poi, torneremo di nuovo in vita”. Ecco la materia di cui vestire la vita.