Una mela non cade lontano dal suo albero. Ci viene ripetuto spesso e, volenti o nolenti, riscontriamo la veridicità di quest’affermazione molto spesso, quasi ogni giorno. Dal punto di vista dei genitori questa sentenza non è del resto meno rassicurante o piacevole di quanto non lo sia per i figli. Infatti, i bambini sono la garanzia di una parvenza di immortalità dei loro padri. Questi ultimi non possono fare altre che scrutare il volto di chi hanno generato per capire se la loro discendenza ed eredità porterà con sé un frutto maturo e buono da mangiare.
Andrew Solomon, nel suo libro Far From the Tree: Parents, Children and the Search For Identity, afferma che diventare genitori significa “essere catapultati immediatamente in una relazione permanente con uno straniero”. Per questo motivo, bisogna sforzarsi davvero per vedere nei figli non la parte migliore di noi stessi ma semplicemente altri individui che portano con loro parte dei nostri geni che hanno subito coraggiosamente una metamorfosi. La realtà, lo sforzo e l’immaginazione che richiede essere genitori fanno in modo che quella relazione di estraneità e somiglianza continui fino alla morte.
I tratti in comune, le somiglianze fisiche e comportamentali, sono gli elementi che definiscono le identità verticali. Sono i fattori genetici, il colore della pelle, i valori culturali, la lingua, la religione. Gli aspetti del carattere, il colore dei capelli, la forma del naso, alcune manie e fissazioni. La verticalità di questi fattori sono l’eredità che i genitori trasmettono ai figli in maniera naturale, senza troppi sforzi. Sono elementi che contribuiscono a formare la personalità della prole sin dai primi vagiti.
Altri aspetti, tuttavia, tendono a riflettere e costruire diversamente l’identità di chi è stato generato. Mutazioni genetiche, geni difettosi, influenze prenatali, valori differenti e non condivisi, sono caratteristiche che definiscono le identità orizzontali. Figli gay e figlie lesbiche costruiscono la propria sessualità guardando ad una sottocultura esterna a quella del proprio ambiente famigliare. Disabilità fisiche e mentali, seppur legate ad eredità genitoriali, sono essenzialmente fattori legati ad un identità orizzontale perché non condivisa con i propri avi. In tal senso, psicopatologie e disturbi del comportamento sono più intimamente legati ad influenze esterne più che ad ascendenze interne.
Le identità verticali sono quelle rassicuranti, quelle a cui la società guarda con rispetto e quelle che vengono rinforzate e rispettate. Le identità orizzontali sono quelle ribelli, quelle che si oppongono allo status quo, che cercano una propria indipendenza ed auto-definizione. L’accettazione personale, sociale e famigliare di ciò che si è sono condizioni essenziali affinché ogni individuo possa conciliare le sue identità orizzontali e verticali. Come afferma Solomon, “guardare negli occhi del bambino e vedere contemporaneamente sé stessi ed un estraneo significa rispettarsi e, contemporaneamente, abbandonarsi” in maniera non egoistica al rapporto con l’altro. Accettazione e non competizione. Immaginazione e non appartenenza.