Donna Amalia era al lavatoio che strofinava con forza le lenzuola, madida di sudore con il dorso della mano si asciugava la fronte, un ricciolo imperioso però non le dava tregua e continuava, testardo, a coprirle l’occhio destro. Fu così che, nel tentativo invano di combattere la ciocca capricciosa, della cenere le ferì la pupilla molle. Pianse lacrime calde la povera Donna Amalia e fu costretta a fermare il suo lavoro, con le lenzuola giallognole che, ricadute a tuffo nella conca, le avevano bagnato completamente le vesti. Acqua sui vestiti, acqua sui capelli, acqua giù dagli occhi. A tale spettacolo assistette suo marito, Don Gaetano non potè fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata, dopodiché cinse la sposa per la vita bagnandosi per questo la manica della giacchetta e la condusse in casa. Dopo che il povero occhio fu deterso, le lacrime asciugate, le vesti stese al sole e Donna Amalia rimessa a nuovo con abiti asciutti il marito le diede una pacca affettuosa e la giovane donna tornò fuori, nel cortile, a controllare i danni e a riprendere la sua attività. Fu allora, proprio mentre posava il suo piedino sull’uscio, che la bella vide sul bordo del pozzo un piccolo pacchettino finemente confezionato. Diede una rapida occhiata in giro, non c’era dubbio: era sola. Nessuno era entrato o uscito durante il trambusto di poco prima e quando Don Gaetano le faceva dei regali era solito predisporre una certa messinscena perché Donna Amalia, ingolosita da una busta o da un pacchetto, lo supplicasse civettuola di porgerle il cadeau. Era dunque un mistero. La giovane sposa non trattenne né la curiosità né le dita e rapida slacciò il nastro che cingeva l’involto sconosciuto. Dopotutto Donna Amalia era la più graziosa tra le giovani del suo quartiere, era stata abituata sin da fanciulla ad essere oggetto di galanterie, aveva ricevuto in dono persino gioielli antichi da parte di giovinetti che, pur di averla, li avevano sottratti ai beni di famiglia. Donna Amalia non ne aveva mai rifutato uno ma, sdegnosa, non ne aveva mai nemmeno accettati dalle mani di un corteggiatore. Aveva sempre atteso che il questuante di turno deponesse il regalo da qualche parte, per raccoglierlo e scoprirne il contenuto solo dopo, al riparo da sguardi indiscreti che avrebbero potuto coglere nei suoi occhi un qualche luccichio. Dunque, avvezza com’era a una tale circostanza, Donna Amalia si pose poche domande sulla provenienza di quel presente che era nel cortile della sua casa di donna maritata, finse anche di non ricordare che da quando era convolata a nozze con Don Gaetano tali gesti erano cessati e lo aprì. Le sue mani quasi tremarono quando ne scoprì il contenuto: uno scintillante pettinino che, ad un vigoroso morso, si dimostrò d’oro massiccio. Che fare adesso? Oramai non poteva parlarne al marito, sebbene quello che lei pensava essere un piccolo scherzo, si era rivelato assai compromettente, ma ella aveva trasgredito ad ogni regola di decoro aprendo qualcosa solo perché l’aveva ritrovato. Decise in un battibaleno di nascondere il prezioso gingillo sotto al materasso e di dimenticare il malfatto. Chiusa la vicenda si immerse nuovamente, testa e gomiti, tra le lenzuola.
Pochi giorni dopo Donna Amalia a capo chino riceveva un a solenne lavata di capo da parte del marito, il suo bel visino era contratto in una smorfia di sincero dolore, non una lacrima le solcava le gote ma era chiaro che, se non si lasciava andare al pianto, era solo per un certo atteggiamento dignitoso. I due novelli sposi rientrarono silenti in casa, Don Gaetano, che proprio non ce la faceva a rimanere in collera con la moglie, le chiese scusa dei modi bruschi ma le ricordò di assumere il medicamento prescrittole dal medico condotto per l’occhio che, in seguito all’incidente al lavatoio, le aveva dato non pochi problemi. Lei di colpo allora si liberò dell’aria dismessa per cingere la schiena dell’amato e ringraziarlo della premura. La giornata però non fu gaia, malgrado le cose tra i due sposini si fossero sistemate. Mentre tubavano in cortile e si attardavano nei saluti, Don Gaetano infatti stava recandosi come di conseueto nella sua merceria, accadde uno strano incidente. Al muovere il primo passo che lo allontanava da lei Don Gaetano ruzzolò a terra, sbattendo solennemente il muso. Donna Amalia, tra uno strepito e un urlo, lo aiutò a rientrare in casa dove furono appurate due cose: Don Gaetano si era spaccato un labbro, di netto, e aveva i lacci delle due scarpe annodati, tra loro. Fecero ipotesi delle più svariate, ma nessuna delle loro elucubrazioni pareva avere senso e perciò decisero, tra una pezzuola bagnata e una garza, di dimenticare l’accaduto.
Nella bella casa del rione in cui i coniugi Granato abitavano parve tornare la tranquillità, l’occhio di Donna Amalia pareva nuovo e il labbro di Don Gaetano era prossimo alla guarigione. Le giornate dei due scorrevano serene e così sarebbero proseuite se non fosse stato per un capriccio di Donna Amalia. La bella giovinetta infatti si era intestardita con un cappellino, uno con la veletta, e non tanto per un sincero desiderio quanto per la voglia di fare invidia ad una loro dirimpettaia. Fu così che Don Gaetano, preso dall’ira, ingiuriò la moglie che accusò di un’eccessiva vanità recandosi al lavoro senza i consueti baci di rito. Questo gesto prostrò profondamente Donna Amalia al punto che ella dimenticò i lavori domestici e si rannicchiò in un angolo del cortile così come farebbe una bambina e si assopì, dopo avere molto pianto, sulla panca di granito che il marito le aveva fatto sistemare in una posizione adatta perché fosse baciata dal sole. Al suo risveglio Donna Amalia stupita vide un altro pacchettino, proprio nel luogo della volta precedente e, senza ragionarci su nemmeno un istante, ne liberò il contenuto. Che gioia provò. All’interno trovò proprio quel cappellino che tanto dispiacere le aveva causato. Ovviamente pensò subito che il marito pentito le avesse organizzato quella dolcissima sorpresa, corse perciò in casa per cercarlo chiedere scusa e ringraziarlo, ma dello sposo non vi era traccia alcuna. Al calar della sera Don Gaetano fece ritorno, aveva le mani occupate e un sorriso estatico, appena all’ingresso la moglie lo aspettava con le braccia spalancate, pronta a ricompensarlo per il dono quando vide che il marito, in silenzio e con un ghigno malizioso, le stava porgendo qualcosa. Zitta e circospetta lo liberò dell’ingombro, immaginando che forse il consorte avesse voluto completare la sua felicità con una mantella ma, sorpresa, si ritrovò tra le mani un cappellino identico al precedente. Tanto era lo sgomento sul viso di lei che il marito immaginò d’averla troppo maltrattata al mattino e, per questo, la prese tra le braccia e le chiese perdono. Donna Amalia era così confusa che quella sera si accomiatò prima del solito, lasciò il desco che ancora il marito era intento a mondare una pesca e, con una pezzuola bagnata sulla fronte si abbandonò al sonno. Proprio mentre la veglia cedeva il passo a Morfeo sentì il materasso muoversi e delle mani ghermirla, sembravano più piccole e tenere del solito e, mentre lei ancora teneva la pezzuola sugli occhi, il dolce amante la possedette con una delicatezza che un uomo riserverebbe solo a una reliquia. Diversamente dal solito lui non rimase accanto a lei ma, dopo averla baciata scappò via dal loro letto per farvi ritorno solo due ore più tardi.
Passata la sorpresa Donna Amalia prese ad indossare il copricapo, di cui possedeva un doppione nascosto nel fondo d’un armadio, ad ogni occasione. Anzi, di occasioni ne creava ogni volta che era possibile. Badava di dimenticare sempre di comprare qualcosa al mercato, così da poterci tornare più d’una volta, faceva visita a certe parenti mai omaggiate prima, prese ad andare dal marito in merceria tutti i giorni. Mai dimentica di indossare il suo ornamento più gradito. Usciva in cortile e attenta che Donna Assunta, l’odiosa vicina, la vedesse si annodava con gesti lenti i nastri sotto al mento in un bel fiocco voluminoso, con il garbo d’un’amante con l’amato. Tuttavia elle sentiva la sua salute leggermente precaria, avvertiva giramenti di testa e nausee, si sentiva spossata e debole, non mancò di farsi vedere in pubblico o a nessuna delle sue uscite fino al giorno in cui svenne. Il marito la trovò così, riversa sul pavimento e, in un gesto repentino la sollevò da terra, mosso più dalla paura che dalla forza e preoccupato la depose sul letto. Donna Amalia rinvenne dopo poco, ancora con il cappellino in testa, e rassicurò il marito: si era solo troppo affaticata. Lui però non volle conoscere ragioni e mandò a chiamare il dottore. Giunto nella casa dello sposo allarmato e della giovane pallida sposa il medico esplose in una risata e disse:
“Insomma cari, so bene che siete dei giovinetti, ma da quel che vedo le cose della natura le conoscete benissimo. La cara Donna Amalia è in dolce attesa”.
Don Gaetano quasi svenne per l’emozione e la sposa, che fino ad allora era stata più simile ad una bambina che a una donna, si sentì rinascere come mamma al solo sentire l’esclamazione del buffo dottore.
Seguirono giorni di tale felicità e di laboriosi preparativi che i due innamorati sembravano vivere in un mondo solo loro, Donna Amalia fu esonerata da tutti i lavori più pesanti e i due, di comune accordo, decisero di disfarsi di alcune cose per prepararsi al lieto evento. Poiché era Donna Amalia, senza dubbio, colei che possedeva più oggetti, fu proprio la stessa a offrirsi di fare una cernita di ciò che le apparteneva per potere così liberare una stanza da dedicare al bambino. In giorni di gran trambusto Don Gaetano andava e veniva carico come un ciuco, portò fuori dalla sua dimora cappelliere, bauli colmi di abiti, un pesante scrittoio intarsiato, un mobile decorato con un’immensa specchiera, e tante altre cianfrusaglie di ogni foggia e dimensione. Talvolta gli capitava di ammassare nel cortile la roba e di gettarla solo successivamente e, forse per la fatica, si ritrovava spesso molto confuso. Non si era disfatto il giorno innanzi di quel particolare abito della moglie che ora vedeva di nuovo nel suo cortile? E non aveva fatto la stessa cosa con quei ninnoli che ora rivedeva lì, dove avrebbe giurato non dovevano essere? Concluse d’essere troppo stanco senza indagare oltre. La felicità era diventata ospite fisso di casa Granato, cosa potevano dunque contro tale gaudio degli oggetti che sparivano e riapparivano? Certo l’altro strano fenomeno che si verificava da qualche giorno turbava un po’ di più Don Gaetano. Uccellini, gatti, e persino pesci morti comparivano a più riprese nel suo cortile, e ogni giorno lui, senza che Donna Amalia ne fosse a conoscenza, era costretto a rimuovere quelle piccole carcasse. Persino la donna che li aiutava in casa aveva dovuto rimuovere un putrido ratto morto dalla conca adibita a lavabo del cortile. Che fossero quelli cattivi presagi?
La gravidanza di Donna Amalia proseguiva senza problemi e, dismessi gli abiti pomposi e i cappellini, la futura mama si beava al pensiero della vita che le cresceva dentro. Si carezzava il ventre e, affacciata alla finestra del cortile, intonava dolci canzoni che il suo bambino, o bambina che fosse, potesse ascoltare dal suo ventre. Furono mesi di incanto, persa com’era a sognare del giorno in cui avrebbe stretto tra le braccia il suo fagotto. Si sentiva mutata d’indole, aveva deciso d’abbandonare facezie e capricci per scoprirsi donna adulta e morigerata. Fu così che, quando scoperse in una delle sue rapide sortite in giardino un nuovo pacchettino, per la prima volta, il suo giudizio ebbe il sopravvento sulla sua curiosità. Con un gesto secco Donna Amalia lasciò cadere il dono sconosciuto, sia per contenuto che per donante, all’interno del pozzo. Sentii un gemito, come di dolore, provenire dal pozzo stesso proprio in quel preciso momento e, spaventata, corse in casa. Aveva finalmente compreso: nella sua abitazione si era stabilito un monaciello. Si maledì subito per la sua avventatezza nell’aver accettato i regali di quello spiritello per poi rifiutare con un gesto sdegnoso l’ultimo. Tutti a Napoli conoscono il carattere dispettoso di queste entità. C’era senza dubbio da attendersi rappresaglie. La povera sventurata non poteva parlarne nemmeno con il coniuge: avrebbe dovuto giustificare la sua stolta condotta e, si sa, questo avrebbe incollerito il monaciello. Questi spiriti non vogliono che si racconti ad altri delle loro gesta. Come agire? Donna Amalia si struggeva ma non trovava soluzione.
Giunse il giorno del parlo e Donna Amalia diede alla luce una splendida bambina. Occhi smeraldo, incarnato olivastro e capelli color del miele, riccioluti come quelli della madre, pareva discesa direttamente dal paradiso. Cosa che non mancò di stupire Donna Amalia. Tanto era bella e aggraziata lei, quanto non lo era Don Gaetano. Ella infatti se ne era innamorata per i modi, non per l’aspetto che lasciava piuttosto a desiderare. Inoltre il marito aveva capelli neri e occhi neri, come lei. Da dove venivano quegli occhi verde splendente? Se Don Gaetano non fosse stato più che certo della devozione della moglie si può star certi che quella bambina così minuta e bellissima gli avrebbe funestato più d’un sonno. E invece i giorni passavano sereni.
Donna Amalia, più bella che mai, dedicava tutte le sue attenzioni alla nuova arrivata, senza dimenticare mai di avere riguardo anche per il caro marito. Più piccola degli altri bambini Donata, questo il nome che i genitori le avevano dato, cresceva bella e in salute. Il medico li aveva rassicurati che, al più, sarebbe stata piccola di statura ma perfetta e, ebbra di gioia, Donna Amalia pareva anche aver dimenticato che nella sua casa aleggiava una presenza tanto piccola quanto ingombrante. Fu solo quando, riprese le faccende domestiche, mentre lavava le lenzuola piccole e ricamate della sua bimba che, voltatasi di scatto vide una mano sparire nel pozzo dopo aver deposto sul bordo qualcosa che se ne ricordò. Atterrita Donna Amalia si rifugiò in casa, solo dopo diverse ore si convinse a tornare nel cortile con la sua creatura saldamente tra le braccia. In un pacchettino malamente chiuso erano avvolte alcune ciocche di capelli di Donata. Il terrore la pervase.
“Monaciello perdona una giovane svampita, ero così fragile quando accettai tuoi doni. Ora ti prego, lascia in pace la mia famiglia”
Dal pozzo piano piano emerse una figura vestita solo d’un saio marrone chiuso da una cordicella. Donna Amalia a bocca aperta seguiva la scena immobilizzata dalla paura, quando lo spirito fu completamente fuori dal pozzo si potè notare la sua piccola statura.
“Donna Amalia mia adorata” disse una voce cavernosa proveniente da quel saio, “Venite via con me, voi e Donata. Voi m’amate e io amo voi. Vostro marito vi maltratta, fui io a vedere con i miei occhi come vi rimproverò mesi addietro nel cortile. Non negate di nutrire i miei stessi sentmenti, vi ho vista nello stesso cortile indossare il cappellino che vi donai, molte volte, affinché io lo vedessi”
“Voi siete pazzo” proruppe in un grido accorato Donna Amalia, avvedutasi dela natura particolarmente terrena dello spiritello che le stava davanti. “Mio marito è il migliore tra gli uomini, sono solo equivoci quelli che voi credete prove. Vi imploro di non tornare mai più in questa casa” intimò Donna Amalia. Il piccolo spirito non proferì più alcuna parola, con un gesto secco si tolse il cappuccio rivelando a Donna Amalia uno splendido piccolo viso e un magnifico paio d’occhi verde smeraldo. L’ultima cosa che disse fu: “Avete ragione voi Donna Amalia, sono solo uno stupido spiritello”.
In seguito alle pressioni di Donna Amalia, tanto inspiegabili quanto veementi, Don Gaetano murò a calce viva il pozzo e, da quel giorno, non vi furono altri doni e intromissioni in quella casa. Dopotutto ogni cosa possibile quello spiritello l’aveva già Donata.