Domiziana e Susanna sono due sorelle nate a pochi mesi di distanza l’una dall’altra e sono state cresciute quasi come gemelle. Quando la maggiore, Susanna, comincia a frequentare una compagnia di ragazzi sbandati, coinvolti in affari di droga, cerca di coinvolgere anche la sua sorellina, che si lascia convincere. A contatto con la compagnia della sorella si rende conto di quanto quei ragazzi siano profondamente immersi in una vita di miseria e di crimine e decide di uscirne, anche a causa di un tentativo con un ragazzo finito male. Le due sorelle si trovano così a vivere vite separate, dopo che per tanti anni avevano vissuto in simbiosi. Domiziana è molto riflessiva, si fa molte domande. Sembra voler trovare le sue risposte nell’alcool, in una vita ispirata ai figli dei fiori degli anni Settanta. Con la morte della sorella mentre essa era in viaggio in Marocco con il suo fidanzato, la sua vita è sconvolta. Decide di intraprendere lo stesso viaggio, per avere delle risposte sulla scomparsa di Susanna e per trovare la pace.
Come gemelli nella placenta è un romanzo breve e un po’ sbrigativo. Spesso offre spunti che non trovano alcun sviluppo, creando una struttura esitante. La trama non è di per sé originale, a causa degli ingredienti già visti (droga, sesso, alcool, relazioni infelici), ma soprattutto per il modo in cui sono impiegati, che non produce un’analisi innovativa quanto piuttosto una ripetizione di concetti e problemi sentiti e risentiti. Non ci sono colpi di scena né particolari momenti di riflessione, i personaggi sono tratteggiati velocemente, non vi è introspezione né espressione piena dei loro stati d’animo. La protagonista è costruita in modo piuttosto incoerente, non si capiscono bene i suoi gusti, i suoi desideri, le sue emozioni e le decisioni che prende sono sconclusionate. Sinceramente non ho capito se l’autrice volesse farla apparire come un’artista (le piace scrivere), come una ribelle o come una ragazza problematica. Domiziana non ha alcun spessore psicologico; è costruita attraverso cliché e luoghi comuni, attraverso i quali agisce e si muove nella vicenda.
Una trama titubante, insomma, che risente di una struttura fragile, e che poco aiuta a volte la scorrevolezza della lettura.