«Cantare, ridere, sognare, essere indipendente, libero, guardare in faccia la gente e parlare come mi pare, mettermi, se ne ho voglia, il cappello di traverso, battermi per un sì per un no o fare un verso. Lavorare senza curarsi della gloria e della fortuna alla cronaca di un viaggio cui si pensa da tempo, magari nella luna! Non scrivere mai nulla che non sia nato davvero dentro di te! Appagarsi soltanto dei frutti, dei fiori e delle foglie che si sono colte nel proprio giardino con le proprie stesse mani! Poi, se per caso ti arriva anche il successo, non dovere nulla a Cesare, prendere tutto il merito per te solo e, disprezzando l’edera, salire, anche senza essere né una quercia né un tiglio, salire, magari poco, ma salire da solo!»
Edmond Rostand nacque a Marsiglia il 1 aprile 1868, figlio di Eugène Rostand, un intellettuale dai molteplici interessi. Compì i primi studi nella città natale, mentre a Parigi studiò avvocatura al Collège Stanislas; dopo la laurea si iscrisse all’ordine degli avvocati, senza tuttavia esercitare la professione.
Nel 1888 Rostand compose la sua prima opera teatrale, Le gant rouge, mentre nel 1890 scrisse una raccolta di poesie intitolata Les musardises. Nello stesso anno, la pubblicazione del saggio Essai sur le Roman sentimental et le Roman naturaliste sancì ufficialmente l’ingresso dello scrittore nel mondo della cultura. Nel 1894 ottenne il primo riconoscimento artistico con l’opera in versi Les romanesques e nel 1895 uscì La princesse lointaine, trasposizione drammatica del viaggio del trovatore provenzale Jaufré Rudel in cerca della donna amata Melisenda.
Tuttavia, il capolavoro vero e proprio del drammaturgo francese è Cyrano de Bergerac (1897), una commedia eroica in versi in cinque atti. L’opera sarebbe nata dalla richiesta dell’attore Coquelin Aîné che desiderava che Rostand gli affidasse un ruolo. La prima rappresentazione si tenne il 28 dicembre 1897 al Théâtre de la Renaissance e fu immediatamente un successo che si diffuse dalla Francia all’Europa fino negli Stati Uniti, dando il via alla celebrità di Rostand. L’opera rappresenta la continuazione del dramma romantico francese in versi, genere che aveva avuto in Victor Hugo un esponente d’eccellenza; nel Cyrano, infatti, mediando tra naturalismo e simbolismo, tra commedia e tragedia, Rostand narra in chiave romanzata la vicenda di Cyrano, un poeta e spadaccino realmente esistito nella Francia del XVIII secolo.
Nel 1900 scrisse l’Aiglon, un dramma patriottico in sei atti con cui Rostand volle mettere in scena il dramma del figlio di Napoleone; proprio questo dramma sancì il suo ingresso all’ Académie française. Dal 1900 al 1910 l’autore si dedicò a Chantecler, una favola scenica di carattere satirico-allegorico; quest’opera è considerata da molti il vero e proprio capolavoro di Rostand, ma quando venne rappresentata per la prima volta si rivelò un fiasco. Dopo la morte dello scrittore, avvenuta a Parigi il 2 dicembre 1918, venne pubblicato postumo il dramma La Dernière Nuit de Don Juan.
Dall’esordio come saggista Edmond Rostand seppe raggiungere il successo per mezzo di un’opera come il Cyrano che presenta una fusione di molteplici temi, come quello guerresco, amoroso e mondano. Il dramma è stato definito anche una commedia cavalleresca, dal momento che i principali personaggi sono due cavalieri, Cyrano e Cristiano, e poiché l’ intera vicenda, il cui motivo preminente è l’amore per Rossana, ricorda molto le trame dei poemi cavallereschi. C’è anche chi ha definito quest’opera un dramma post-romantico: il Cyrano si presenta infatti come variegata espressione delle sensazioni e dei sentimenti umani. Inoltre, i tratti di drammaticità dell’esistenza di Cyrano, dovuti soprattutto alla grandezza spropositata del suo naso che impedisce a Rossana di amarlo, presentano il cavaliere come un vero e proprio eroe romantico. Con l’Aiglon, invece, Rostand si mostra in grado di affrontare una tematica storica e maggiormente impegnativa, mettendo in scena la vicenda dello sfortunato duca di Reichstadt, il figlio di Napoleone Bonaparte; la sua storia nel corso dell’Ottocento aveva assunto persino dei tratti mitici, tanto che in epoca romantica era stato creato il mito del malinconico adolescente, morto in solitudine nella corte austriaca.