Ci sono istanti che passano e non te ne accorgi. Ci sono istanti, invece, che si fanno sentire, come singoli anelli di una catena già formata. Nel peso di uno c’è il peso di tutti.
Per quella volta in cui vidi un orso ballare al ritmo dei tac. Corsi a dirlo a tutti, ma nessuno volle credermi.
Per quella volta in cui strinsi la mano ad Ivan e dopo tredici ore di sonno mi guardai allo specchio e vidi un uomo grasso; gli chiesi il nome, si chiamava Oblomov.
Per quella volta in cui parlai per ore senza che nessuno mi ascoltasse e per quella volta in cui, rimanendo in silenzio, vinsi un applauso.
Per quella volta in cui sognai un indiano che mi confidò tutti i segreti del mondo. I volti della gente presero un nome ed ogni nome prese una vita. Una vita che io conoscevo senza muovermi: li spiavo e loro non sapevano.
Per quella volta in cui, intrappolato nel bagno, risposi al telefono senza speranza e invece fui salvato.
Per quella volta in cui il bisogno divenne certezza.
Per quella volta in cui giurai di smettere e per quella volta in cui giurai di non smettere più.
(Photo by nerdontheinside)