Nato nella culla della civiltà greca, Atene, nel 436 a.C., Isocrate ebbe la fortuna di assistere al momento culminante della parabola ascendente della città fino al suo progressivo declino. Visse infatti molto a lungo, quasi 100 anni: la sua morte è attestata al 338 a.C.
Fu uno dei più grandi maestri di retorica che il mondo antico abbia mai conosciuto. La sua figura, pubblica per eccellenza – considerando il rapporto stretto tra oratoria e politica – raggiunse una straordinaria fama, e di certo Isocrate fu uno dei pochi a tradurre l’arte della parola e il successo della sua scuola in notevoli guadagni.
Sessanta sono, secondo antiche fonti, le opere a lui attribuite. Di queste, ventuno sono sopravvissute. Oggi il nostro focus è sul primo grande discorso pubblico del retore ateniese, considerato una sorta di testamento, di fatto il suo programma politico: è il Panegirico, orazione databile al 380 a. C., il cui nome trae origine dalle grandi feste religiose collettive, le “Panegire” appunto, che attiravano sterminate folle da ogni angolo della Grecia e che dunque costituivano un’occasione privilegiata di circolazione delle idee e di consolidamento della comune identità greca. Identità di sangue, ma soprattutto di cultura.
Discorso realmente pronunciato o immaginato, l’opera è un vibrante elogio di Atene per tutto ciò che essa ha saputo fare nel passato antico e recente e recente a favore dell’intera Grecia, legittimando così la propria egemonia. Isocrate, come detto ateniese D.O.C., difende sempre la propria città, ricordando – a tratti con toni nostalgici – gli antichi splendori:
[…] Troveremo certo che, all’epoca della nostra supremazia, sia le famiglie private crescevano vivamente verso il benessere, sia le città si facevano più potenti
Di contro, al centro del teorema di accuse per il difficile momento della nazione vi è Sparta, colpevole in particolar modo per aver abbandonato ai Persiani le città greche d’Asia con la pace di Antalcida del 386 a. C.
Il progetto dell’influente retore è quello di riportare la Grecia all’antica gloria, ai memorabili anni d’oro di Pericle. Perchè ciò possa avvenire, egli è convinto che ad Atene debba spettare lo scettro del comando, in virtù di una supremazia – che la Storia ha sancito – sia dal punto di vista militare che spirituale. Inoltre, da uomo realista e profondo conoscitore dei fatti pubblici, in conclusione dell’orazione si fa promotore della riconciliazione tra Atene e Sparta in virtù di una coalizione anti-persiana, approfittando anche del momento di debolezza attraversato dai nemici orientali.
Una spedizione militare, quella sposorizzata da Isocrate, che avrebbe avuto anche il compito di “civilizzare” le popolazioni barbare, in armonia con quel progetto educativo – in una parola greca, la paidèia – il cui modello era costituito da Atene.
Solo tre anni dopo il Panegirico nacque in Grecia la Lega marittima, che sostanzialmente attuava quanto auspicato dal maestro. Anche se non è possibile dimostrare un rapporto diretto di causa-effetto tra l’opera di Isocrate e l’atto politico, è evidente quanto la prima abbia contribuito a preparare le coscienze greche all’orgoglio nazionalistico e alla concreta riproposizione di Atene quale città guida.