Si dice banalmente che la notte porti consiglio, ma un viaggio di ritorno non è certo da meno. Bisogna pure far qualcosa intanto che si cammina e riflettere non ha fatto mai male a nessuno. Pensavo al giorno appena trascorso, alle straordinarie possibilità che mi si offrivano e sentivo, dentro di me, che i capricci di un foglio bianco non erano che la causa secondaria di quest’impresa. Io adesso volevo capire, ma capire davvero questi artigiani della parola, i loro trucchi, le loro tecniche, i loro artifizi. Facevo parte del mondo, fino a prova contraria, alla gente del mondo è sempre piaciuto sentirsi raccontare delle storie, beh io adesso volevo passare dall’altra parte, volevo essere uno di quelli che le raccontava queste storie.
Arrivai a casa, mi misi a letto ma naturalmente non chiusi occhio. Ero impaziente e la smania di riprendere le lezioni non mi dava tregua. Alle tre di notte accesi la luce, il Generale Foglio Bianco era ancora là, candido ed immacolato sul piano liso della scrivania. Non ho mai visto fallire un ricatto in vita mia e l’ordine delle cose non faceva certo delle eccezioni quella notte: con la misera minaccia di abbandonarlo convinsi il Generale Foglio Bianco a prendere subito un nuovo appuntamento. Questa volta a farmi da cicerone c’era nientemeno che Cesare Pavese. Il mattino seguente dovevo dunque recarmi alle nove in punto all’albergo Roma di Torino. Felice per il successo conseguito fu a questo punto molto più semplice prendere sonno.
Fui stupito dalla bonarietà e dall’allegria con la quale mi accolse Cesare, me l’ero in verità immaginato sempre diverso e le cronache di sessant’anni prima dovevano darmi ragione. La stanza era piccola ed accogliente, ci sedemmo su un divano colorato a fiorellini. D’un tratto squillò la mia voce acuta e briosa ( dovevo sentirmi proprio a mio agio ): “Maestro, quanti tipi di testo esistono?” “Beh”- rispose, mantenendo sempre un tono vivace – “ ne esistono di molti, ma oggi ricorderemo i principali. La prima tipologia riguarda ovviamente i testi narrativi, i quali espongono uno o più fatti, veri o inventati, in cui si riconoscono degli avvenimenti ordinati tra loro e collegabili. Appartengono ad essi le fiabe, le favole, i racconti, i romanzi, i poemi epici, le novelle.” “Mi può fare un esempio?”- dissi – “Ma certo, sono qui a posta”- rispose Cesare accompagnandosi con una sonora risata. Detto questo si alzò, prese un volumetto dalla biblioteca, lo sfogliò e cominciò a leggere : “ uno studioso arabo si trasferì a Alessandria e un giorno che camminava in città per gli affari suoi un tale cominciò a seguirlo dicendogli una quantità di parolacce e insulti, ma lui come se niente fosse, zitto e mosca. A un certo punto uno si fece avanti e sbottò: – Ma perché non gli rispondi per le rime a questo qui che ti dice tante cose offensive? – E il saggio, paziente, aprì bocca per dire a colui che gli diceva di rispondere: – Non rispondo, perché quello che sento non mi piace – . “Bella risposta!” – feci io plaudente – “Sì, infatti, ed è tratta da una delle prime opere in prosa della letteratura italiana e cioè Il Novellino, nella traduzione di Aldo Busi e Carmen Covito. Abbiamo poi i testi descrittivi, i quali rappresentano, in modo più o meno particolareggiato, le caratteristiche di ambienti, personaggi, animali, cose, luoghi, tempi, azioni. Appartengono ad essi le descrizioni letterarie, tecniche, scientifiche. Spesso questi testi sono inseriti in testi di carattere narrativo. Ti leggerò come esempio questo splendido brano tratto da Il Piacere di D’Annunzio”. Si alzò di nuovo e prese un altro volume. “Qui si descrive il personaggio di Elena Muti in uno dei suoi tipici atteggiamenti. Chiudi gli occhi e poi mi dici se non è vero che riesci a vederla , questa Muti dico…” – e prese a leggere con una certa soddisfazione dipinta in viso – “Ella aveva la bocca sardonica, una cert’aria beffarda, un’irrision palese nella voce. Si adagiò sopra un largo divano coperto d’un tappeto di Bouckara amaranto su sui languivano i cuscini pallidi e su’ cuscini le palme d’oro smorto. Si adagiò in un’attitudine molle, guardando Andrea di tra i lusinghevoli cigli, con quegli occhi che parevano come suffusi d’un qualche olio purissimo e sottilissimo.” A questo punto il Maestro poggiò il libro sul divano e riprese: “I testi poetici, invece possono parlare di qualunque esperienza o realtà espresse in particolari forme più libere e meno vincolate da regole rispetto ai testi di prosa. Ecco una poesia che Giuseppe Ungaretti scrisse con la matita su un angolo di una scatola di cartucce, nel 1916, nella quale descrive le sensazioni provate l’ultima volta che si è immerso nell’acqua del fiume, riconciliandosi con se stesso e perfino con le cose più orribili come la guerra.” Questa volta il Maestro non prese libri ma, gonfiando il petto, declamò: “Stamani mi sono disteso / in un’urna d’acqua / e come una reliquia / ho riposato / L’Isonzo scorrendo /mi levigava /come un suo sasso. I testi argomentativi, sostengono una affermazione certa (tesi) mediante un ragionamento. Appartengono ad essi le arringhe degli avvocati, molti discorsi dei politici ( beh, su questo si potrebbe obiettare qualcosa…), le dimostrazioni scientifiche, gli editoriali. Senti questo: Il fumo fa male, anzi fa malissimo. Fanno male anche i raggi del sole, dicono, e sono nocive le fabbriche, la carne, le automobili, la tv, la vita sedentaria, e l’eccesso di movimento, lo stress e la demotivazione…fa male la lotta, fa male la resa, fanno male gli ideali che promuovono sacrifici estremi, e fa male la loro presenza. Fanno male le prepotenze ferine della natura, e fanno male le aggressioni contro la natura.” La voce di Cesare oggi sembrava divertita anche a leggere di questo, va bè meglio così! “I testi espressivi”- riprese – “esprimono l’atteggiamento dello scrittore, il suo pensiero, le opinioni, i giudizi personali, le emozioni, i sentimenti. Appartengono ad essi le memorie, le lettere, il diario. Ascolta questo brano tratto da Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro: perché ti scrivo tutto questo? Cosa significano queste confessioni lunghe e troppo intime? A questo punto forse ti sarai stufata, sbuffando avrai sfogliato una pagina dopo l’altra. Dove vuole andare, ti sarai chiesta, dove mi porta? E’ vero, nel discorso divago, invece di prendere la via principale spesso e volentieri imbocco umili sentieri. Do l’impressione di essermi persa e forse non è un’impressione: mi sono persa davvero. Ma è questo il cammino che richiede quello che tu tanto cerchi, il centro.” “ Bello” – dissi, incapace come al solito di continuare. “I testi teatrali”- continuò il Maestro – “sono testi letterari in forma dialogata, scandita in scene ed atti, scritti per essere rappresentati. Ecco un piccolissimo frammento tratto da La patente di Luigi Pirandello: TUTTI(protestando, imprecando, supplicando in coro- Per l’anima vostra! Ti caschi la lingua! Dio, ajutaci! Sono un padre di famiglia! CHIARCHIARO (imperioso, protendendo una mano) – E allora qua, subito – pagate la tassa! – Tutti! I TRE GIUDICI ( facendo atto di cavar danari dalla tasca) – Sì, subito! Ecco qua! Purché ve n’andiate! Per carità di Dio! CHIARCHIARO ( esultante, rivolgendosi al giudice D’Andrea, sempre con la mano protesa) – Ha visto? E non ho ancora la patente! Istruisca il processo! Sono ricco! Sono ricco! I testi persuasivi poi sono quelli che riguardano la pubblicità e mirano a provocare un determinato comportamento. Ma questi te li risparmio, di esempi ne abbiamo fin troppi!” Fu l’unica volta in quell’incontro che vidi nei suoi occhi un lampo di malinconia. Ma sparì subito. “Ah, non mi freghi più” – esultò con occhi pieni di gioia. Sempre in gamba, Maestro!