Va bene, Jeff Bezos ci ha appena fregati tutti comprando il Washington Post; peraltro con i suoi soldi, lasciando fuori il colosso di sua creazione, Amazon. Che un riccone compri un’importante testata non sarebbe chissà quale notizia, anzi; non serve tirare in ballo Charles Foster Kane per ricordarci il senso di un’operazione del genere. Il fatto è che il signore di cui sopra è attualmente uno dei più illuminati personaggi che surfano il mercato mondiale – forse il più, dopo la dipartita di quello lì delle mele. Noi però siamo italiani, quindi qui di seguito vorrei analizzare un episodio che vede coinvolto il più grande negozio online del mondo nel nostro paese.
È piovuta come una granata nel magazzino di Swarovsky la notizia che Amazon sarebbe sceso da par suo nel mercato dei libri scolastici. L’ansia dei venditori è del tutto giustificata, perché come è noto il tentacolare business di Jeff Bezos non si dedica a nulla senza prima allestire un esercito di 12.000 carri armati e 2 miliardi di orchi del Regno di Mordor.
Le librerie hanno già cominciato a tremare qualche anno fa, quando la GDO si è lanciata nel business con tanto di sconti cumulabili sulla spesa (!) e punti dedicati. Neanche il tempo di capire cos’è successo e opplà, un terzo di vendite segate senza pietà dalla nuova concorrenza. Coop, Auchan e tutti gli altri ipermarchi hanno improvvisamente compreso, oltre all’introito che proveniva da quel contesto così redditizio, il senso di “fila”, “incazzature genitoriali”, “ritardi nelle consegne” e tutto quello che comporta occuparsi di Scolastica. Il libraio tutto ciò lo sa, lo ha sempre saputo. I Sacri Testi portano una grossa fetta di introiti per le piccole librerie di paese, in particolare – lavoravo in un punto vendita di Pordenone – ma anche un paio di mesi di disagi logistici e di, come lo chiamiamo?, “customer care estremo”: orde di papà furibondi perché il tale libro tarda ad arrivare, code che si allungano fino al marciapiede, insegnanti che all’ultimo cambiano il titolo adottato perché ereditato dal precedente titolare della cattedra e così via. Ho imparato il senso del “sorridi-e-prega” tipico dell’inbound, standomene dietro un bancone da libraio ad agosto. Ricordo con ansia, e talvolta mi sveglio sudato quando l’inconscio lo tira fuori dal cassetto dei sogni, l’episodio di un padre poliziotto che veniva almeno una volta alla settimana per il sussidiario della figlia. A fine settembre, dopo sei o sette volte che mi si presentava davanti, il mio sorrisetto imbarazzato non servì più. “Vi denuncio tutti”, sibilò guardandomi negli occhi. Nelle sue pupille leggevo a caratteri cubitali POSSIEDO UNA PISTOLA. Avrei voluto abbracciarlo e dirgli che lo capivo, ma in quel momento ero il nemico.
Ora Amazon spazza via ogni disagio passando dal Lato Oscuro della Forza: clicchi sul bel banner (“Operazione 15 e lode”), vieni reindirizzato a un sottosito specifico e hop!, ti basta selezionare regione, provincia, paese, istituto, classe e la lista dei libri di testo. “La lista… è vita!”: citerei Schindler perché possiede lo stesso afflato umanitario con cui un padre di famiglia osserverà la pagina aprirsi. Qualche click ben assestato e tutto ti arriverà a casa senza spese di spedizione e con lo sconticino, che non guasta mai. Nessun “mi sei passato davanti nella fila!”, nessun “come, ancora non è arrivato?”, nessun “ma in ‘sta libreria un po’ di aria condizionata niente?”. No. Nulla di tutto ciò. Caro papà, cantano suadenti le sirene di Bezos, conserva le tue stille di sudore per la spiaggia: suderemo noi per te. E per non farsi mancare niente, offre anche il servizio di vendita usato. Se tutto questo dovesse funzionare, e se le famose teorie pro-tecnologia dessero ragione ai più ottimisti secondo i quali quando i Nativi Digitali saranno padri di famiglia si acquisterà online come andare al Carrefour, il vecchio Jeff ce l’ha messa in saccoccia un’altra volta. Per non parlare del famoso DM 209/2013, il cui iter sembra gestito da Silvan: ora c’è, ora non c’è.
Però, che dire: da ex pusher di volumi di testo lo attendo al varco.
Sarà più grosso, sarà più furbo, sarà più ricco – soprattutto. Ma Amazon non può essere anche alieno. Siamo tutti sullo stesso pianeta Terra, sottostiamo alle stesse leggi della natura: se il libro non c’è, non può esserci per qualcuno. È fisica spicciola. Da Eraclito a Newton ho delle garanzie ben precise in materia. Magari però c’entra il principio di indeterminazione di Heisenberg: a una particella non è possibile assegnare nello stesso momento un definito valore della posizione e della velocità o quantità di moto. Il libro di testo da qualche parte esiste e viaggia, tutto sta a intercettarlo. Magari Amazon ha scoperto un modo alternativo di utilizzare la costante di Planck.
Come so tutta ‘sta roba, se sono un semplice musicologo? Beh, l’ho letta sul Caforio-Ferilli. Imprescindibile allo Scientifico. Quasi quasi me lo ricompro: nel dubbio, mi metto in fila in libreria. Armiamoci di pazienza, va’.