Il libro di Patrizia Fortunati ha la capacità di farti sentire una persona privilegiata. Mentre leggi Marmellata di prugne non puoi non pensare a tutte le comodità, a tutte le agevolazioni, alla facilità con cui svolgi i tuoi compiti ogni giorno, senza considerare tutto ciò sotto una luce diversa. Siamo abituati a dare per scontato ogni pasto, ogni capo di vestiario così come la luce elettrica e l’acqua corrente; finché non ci viene mostrato qualcuno che non ha niente di tutto ciò, neanche pensiamo che possa essere possibile vivere senza.
Il romanzo, tratto da una storia vera, racconta la vicenda di una bambina che vive a pochi chilometri da Chernobyl, senza neanche conoscere quella città o quello che vi è successo. Tutto cambia per Lyudmila quando, ad otto anni, viene mandata in Italia, grazie ad un programma che cerca di aiutare chi vive nella zona più colpita dal disastro. Nel nostro paese questa bambina viene accolta da una famiglia italiana ed essa fin da subito rimane colpita dall’affetto gratuito che quegli sconosciuti dimostrano nei suoi confronti. A casa sua, infatti, non riceve né abbracci né baci: quando le va bene viene ignorata, quando va male rischia di prendersi delle botte. Invece, in Italia, tutti le vogliono bene, la accudiscono e la curano se sta male, le fanno dei regali, le danno da mangiare regolarmente. La prima estate in Italia per Lyudmila è la scoperta di vestiti puliti della sua taglia, un letto tutto per lei, delle scarpe da ginnastica che non le stanno né grandi né piccole e che può tenere solo per sé.
Il racconto prosegue con ricordi delle seguenti estati passate in Italia (dieci in tutto) intrecciati a quelli della sua vita nel suo paese natale. Lyudmila cerca di combattere contro il suo destino, ma scivola verso la stessa vita che hanno condotto i suoi genitori, senza rendersene conto, se non nel momento in cui cambiare le cose è impossibile. Vittima di un marito alcolizzato e violento, decide allora di dedicare tutti i suoi sforzi alle sue figlie. Loro diventano la sua ragione di vita e riescono a vivere quella vita che Lyudmila aveva desiderato anche per sé: studiano, vanno all’università, hanno un lavoro rispettabile che le mantiene e una famiglia che le ama.
Questo libro è una grande testimonianza di amore e speranza. Con una scrittura intensa ma scorrevole, l’autrice ci dà l’occasione di riflettere sulla nostra vita attraverso uno sguardo dedicato a chi vive in condizioni disumane. La protagonista, una volta finito di leggere il romanzo, resta nel cuore come una vecchia conoscente, come un’amica saggia che ci ha regalato preziosi consigli sulla vita. È davvero un ottimo libro. Mi ha insegnato ad apprezzare ogni piccola cosa intorno a me e a lamentarmi di meno.