«Così quella sensazione mi afferrò di nuovo, sebbene cercassi di allontanarla: la sensazione che fosse ormai troppo tardi; che c’era stato un tempo in cui tutto avrebbe avuto un senso, ma che avevamo perso l’occasione, e che ci fosse qualcosa di ridicolo, di riprovevole addirittura, nel modo in cui stavamo pensando e pianificando il futuro».
Kazuo Ishiguro nacque a Nagasaki l’8 novembre 1954; successivamente si trasferì in Inghilterra quando il padre divenne ricercatore al National Institute of Oceanography. Nel 1974 si iscrisse all’Università del Kent laureandosi in Inglese e Filosofia e, in seguito, cominciò a lavorare ai primi romanzi, frequentando un corso di scrittura creativa all’Università dell’ East Anglia. Nel 1983, poco dopo la pubblicazione del primo romanzo, Ishiguro fu annoverato tra i venti migliori giovani scrittori inglesi dalla rivista Granta.
Benché Ishiguro abbia lasciato il Giappone all’età di cinque anni e vi sia tornato soltanto nel 1989, è proprio in questa nazione che l’autore ambienta i primi due romanzi, anche se lo stile impiegato è diverso da quello tipico dei romanzi giapponesi. Con il primo romanzo, Un pallido orizzonte di Colline (1982), Ishiguro vinse il Winifred Holtby Memorial Prize; in questa prima opera l’autore racconta la ricostruzione di Nagasaki dopo il terribile bombardamento. Segue Un artista del mondo fluttuante (1986), romanzo con cui Ishiguro, attraverso la storia dell’artista Masuji Ono, presenta il punto di vista dei giapponesi nei confronti delle seconda guerra mondiale. Quel che resta del giorno (1989) è un’opera che si discosta dai due romanzi precedenti, sia per ambientazione che per tematiche: è la storia di un anziano maggiordomo inglese che ricorda con rimpianto gli anni trascorsi al servizio di Lord Darlington; grazie a quest’opera ad Ishiguro venne assegnato il Booker Prize for Fiction. Ne Gli Inconsolabili (1995) la narrazione del viaggio in Europa di un pianista costituisce lo spunto per l’emergere di tematiche come il mistero, la nostalgia e il rimpianto. Shanghai è invece la città in cui è ambientato Quando eravamo orfani (2000), romanzo in cui la volontà di far luce sulla misteriosa perdita dei genitori diventa una vera e propria ossessione per il protagonista del romanzo che, indagando, scoprirà una verità drammatica.
Ishiguro scrisse anche due sceneggiature per Channel 4 Television; in seguito ricevette numerosi premi, tra cui l’OBE. Divenne anche membro della Royal Society of Literature e nel 1998 fu nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal governo francese.
Nel 2003 l’autore collaborò con George Toles e Guy Maddin per la sceneggiatura La musica più triste del mondo, dramma ambientato nel 1930; successivamente scrisse Non lasciarmi (2005), romanzo che descrive la storia di Kathy, Ruth e Tommy, tre bambini che trascorrono la fanciullezza nel collegio di Hailsham, nel quale altri bambini come loro sono destinati a diventare “donatori” per creare dei cloni. Nel 2009 pubblicò la raccolta Notturni. Cinque storie di musica e crepuscolo.
Nei romanzi di Ishiguro predomina l’ossessione per il tema della memoria e del ricordo, in genere causato dalla perdita dei familiari o delle persone amate. Spesso i personaggi tentano di superare questo dramma cercando di far luce sul passato per mezzo dei ricordi; ciò accade ad esempio in Un pallido orizzonte di colline e Un artista del mondo fluttuante, opere in cui il lettore è accompagnato in un vero e proprio viaggio all’interno della memoria. Tuttavia, benché entrambi i romanzi siano ambientati dopo il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, non si tratta di opere storiche: come anche in Quel che resta del giorno e Quando eravamo orfani, l’autore non si sofferma sui dati storici delle vicende, ma indaga piuttosto gli aspetti psicologici. Pertanto, la prima e la seconda guerra mondiale costituiscono semplicemente lo sfondo delle storie narrate. Con Gli inconsolabili Ishiguro rompe lo schema dei romanzi precedenti, secondo cui i protagonisti tentavano di dare un ordine al loro passato per comprenderlo; in questa quarta opera, infatti, il racconto della vita del protagonista procede in modo caotico e inaspettato. Nelle ultime opere, come Quando eravamo orfani e Non lasciarmi, Ishiguro ritorna invece al tema della memoria.
Servendosi di uno stile asciutto e piatto, lo scrittore delinea i suoi personaggi, figure spesso incapaci di esprimere i propri sentimenti, che preferiscono piuttosto aderire ad una maschera di apparenza. Inoltre, l’autore non presenta esplicitamente la trama delle vicende, ma la rivela gradualmente: pertanto, l’autore lascia al lettore il compito di mettere insieme i tasselli della vicenda, la cui narrazione procede in genere lentamente, esprimendo così il lento procedere dei ricordi attraverso la memoria.