Oggi vi rifilo un po’ di appunti in ordine sparso. Mi piace gettare lì frasi che sembrano comporre un’analisi, lasciando aperto il diritto di opinione: fanno credere che anch’io sappia pensare. Invece pendo dalle vostre labbra per rubarvi conclusioni tirate con più mira di me. Le mie, di conclusioni, valgono un soldo di cacio, quindi siete pregati di dire la vostra a conclusione di questo sconclusionato articolo.
Ma andiamo per (dis)ordine.
1. Quando eri piccolo e finalmente scoccava Natale, o il compleanno, o un qualsiasi evento che prevedeva decine di parenti e amici che ti venivano incontro armati di meravigliosi pacchetti multicolore, innanzitutto fremevi come uno Stradivari in mano a un epilettico. Dopodiché temevi come la peste manzoniana il “pacchetto floscio”, che significava chiaramente “vestito”. Se il pacchetto aveva la giusta consistenza, però, rimaneva un’ultima doppia possibilità, trabocchetto finale: sarà un gioco (“E vai!”) o, subdola beffa, UN LIBRO? NOOOOOoooo…! A quel punto ti toccava fare la faccia col sorriso di gesso, dire GRAZIE, CHE BELLO, sfogliare IL GRANDE LIBRO DEGLI ANIMALI o SCOPRI I GRANDI PERCHÉ e annuire convinto, altrimenti la mamma ti avrebbe sibilato qualche commentino feroce del tipo “ti ho sgamato che non ti piace, dopo facciamo i conti”.
Ecco, io questa cosa qui me la ricordo bene, e non ha influito positivamente sul mio desiderio di leggere.
2. A un certo punto ho scoperto i Librogame della EL e tutte le collane simili. Libri che non si leggevano dall’inizio alla fine, che dovevi prendere delle scelte alla fine di ogni paragrafo, perché il protagonista eri tu, e in base a quello saltare da una pagina all’altra del libro. Apri la porta? Vai al 9. Prosegui oltre? Và al 12. Più numeri aveva il libro e più era figo. E siccome erano la versione letteraria dei giochi di ruolo, di cui erano una filiazione per ragazzini solitari, ti servivano pure i dadi, e c’erano i combattimenti con i mostri, categorie come abilità e resistenza, se sei un mago hai 12 di abilità ma 9 di resistenza e se sei un guerriero hai 8 di abilità ma 24 di resistenza. Io quella roba lì me la sbranavo. Per Natale scavalcai il problema alla radice, presi mio nonno e lo portai alla Libreria al Segno di Pordenone dove c’era il totem con TUTTI i Librogame e mi feci regalare l’intera serie “Sortilegio”, quattro volumi, una bomba. C’era un incantesimo vietato che potevi lanciare solo al quarto libro, si chiamava ZED. Me lo ricordo ancora.
Non solo non sono diventato un ignobile nerd che vive di elfi, draghi e dadi a 24 facce, ma ora mi piace leggere. E nonostante questa metamorfosi, la maestra prima e la professoressa poi (li ho letti fino in prima media, confesso) sostenevano che “quella roba lì non son mica libri”. Sarà, però mi sembrava che lo fossero.
3. L’altro giorno, a un raduno di famiglia, la cugina di mia moglie di anni 12 (la cugina, non mia moglie) si è presentata con una delle mille biografie di Harry. Come chi è, dai: quello bello (?) degli One Direction. La leggeva di gusto praticamente anche durante il pranzo. Cioè, la leggeva. Finora l’avevo vista sempre con telefoni/videogiochi. E invece, grazie al miracolo di un cantantucolo saltato fuori dal nulla, le PIACEVA leggere, anzi, ne coglieva il senso: scoprire, immedesimarsi, partecipare, capire.
Ora, dall’alto della mia laurea in argomento musica, posso opinare sui dischi degli One Direction. Per il mio mestiere votato alla comunicazione posso considerare banale e artificiosa la bolla mediatica che li avvolge. Ma Harry, caro mio, se mai ci incontreremo ti offrirò una birra per quel che hai fatto. Una birra: vabbè, un’acqua tonica. Cosa berrà, uno della sua età?
4. In Italia un abitante su due non ha nemmeno un libro in casa. Neanche uno. La barzelletta di Totti, quella “Mi hanno regalato un libro, che sfiga, ne ho già uno”: ce l’avete presente? Quella non fa ridere metà del popolo italiano, perché probabilmente non la capisce.
5. Non l’avrei mai detto, ma alla fine di tutto questo percorso di vita amo la letteratura spazzatura in cui i bambini e i ragazzini si tuffano. Sono le uniche letture che gli insegnano a leggere, in questo grigio panorama tricolore, perché vogliono leggerle. La differenza è tutta lì: nel desiderio.
Quindi, se volete fare un regalo a figli e nipoti, non scegliete per loro un bel libro: siete vecchi. Siamo vecchi.
Scegliamo una libreria in cui portarli, e poi che scelgano loro.