Il cartaio con orecchie elefantesche
Tira,dall’estremità della sala, l’eremita degli accendini..
Non bruciano.. sillabano e traducono le
Lancinanti scosse delle cadute di un cuscino,
che feriscono i girotondi di torce degli stregoni non appena
l’ultimo membro del domino canta da solo.
Lo sgonfiò con gli aghi della aurore boreali,
gli sputò tarocchi e carte color antracite e
decesso, augurando il vispo istinto suicida
del capo famiglia dei lampadari.
Estinguendosi la parentela a termine
Della mia postina con il mappamondo del
Mio vicino, mi libero delle
Manette di zolfo.
Mi elessero presidente di chilogrammi
Di beatitudine.. un gusto immortale..
Me, fratello e depositario del sacchetto volante..
La felicità.