Le molecole affettuose del lecca lecca. Anche il più distratto frequentatore di librerie resterebbe attratto da un titolo simile, e questo libro va letto a partire dalla curiosità di scoprire la storia che si cela dietro questa frase.
Il suo autore, il siciliano Francesco Consiglio, drammaturgo, scrittore e tuttofare, sceglie come citazione di apertura al suo lavoro una di Albert Einstein che recita così: “Il lecca lecca contiene molecole affettuose. Nulla si può opporre al loro abbraccio.”, frase a sua volta presa in prestito da un libro di Robert L.Wolke “Einstein al suo cuoco la raccontava così”.*
La curiosità perciò cresce ed inizia la lettura.
Nelle 208 pagine di questo romanzo scorrevole ed intenso, il lettore conosce Francesco (Ciccio) Pesce e nei suoi confronti giunge a provare emozioni contrastanti: dalla simpatia alla repulsione, dall’ansia alla tenerezza. Ciò che suscita la lettura di questo libro è paragonabile all’attività di un sub che quando è in apnea pratica la fase di decompressione prima della risalita; è crescente il ritmo narrativo e si può essere tentati di saltare alcune pagine per l’avidità di conoscere il finale, ma non è il caso.
E’ un monologo interiore continuo quello del protagonista che, con l’ ingenuità di un ragazzino mista a spregiudicatezza, carica di epiteti e giudizi il mondo che lo circonda, come nel passo che segue:
“Mi dice il dottore, il dottore professore primario della clinica La Quiete, vaffanculo la clinica La Quiete, della Divisione di Neurologia dello Sviluppo della clinica La Quiete, vaffanculo la Divisione di Neurologia dello Sviluppo della clinica La Quiete, della clinica La Quiete di Palermo, vaffanculo la città di Palermo. Mi dice Franco Anguilla: «Tu sei sano come un pesce, Ciccio Pesce!».
Ciccio Pesce è disorientato e forse affetto da un disturbo mentale. Odia il suo paese, Ribera, i suoi genitori, asfissianti e preoccupati per i suoi comportamenti che fanno pensare all’autismo Asperger; racconta in una sorta di meta-diario le esperienze surreali e quasi grottesche dei suoi 14, 15, 16 anni e della frequentazione con quattro ragazze (più una).C’è poi lo Zio Lillo, personaggio oscuro che in qualche modo concorrerà con le donne a sconvolgere la sua esistenza. La storia si snoda tra la Sicilia degli anni “90 e Roma a cui il protagonista giungerà quasi per uno scherzo del destino. A fare da cornice al racconto spasmodico, ripetitivo, ossessionato delle sue esperienze sessuali con Silvia, Mariangela, Titti, Spinetta (e Miou) e della loro sorte c’è l’Italia degli anni novanta di cui vengono citati alcuni eventi storicamente importanti ma il libro non ha alcuna pretesa didascalica , scorre deciso nel flusso delle scelte e dei ragionamenti del suo protagonista, per quanto ripetitive e talvolta devastanti:
“C’è chi ha scritto che moriamo quando muoiono i nostri sogni. La scrivo anch’io, questa frase, e poi, a beneficio dei giudici del Guinness Book of Sexual Records, aggiungo che rappresento il primo caso di cadavere che si applica con successo al cunnilingus.”
Leggendo questo libro si ha l’impressione di evocare le storie dei ragazzi di vita di Pasolini ma anche il Jean-Baptiste Grenouille del romanzo di Patrick Suskind (“Profumo”), e non so se si tratti di un riferimento voluto dall’autore oppure una semplice impressione personale.
Forse ho anche capito perché Francesco Consiglio ha citato quella frase di Einstein sulle “molecole affettuose” ma non lo dico.
Non resta che leggerlo questo romanzo, senza dimenticare di fare decompressione.
*in realtà nel libro di Consiglio viene citato “Al suo barbiere Einstein la raccontava così” ma facendo una ricerca la frase in oggetto è rinvenuta integramente in “Einstein al suo cuoco la raccontava così.”