Nell’epoca del “si taglia tutto ciò che è superfluo”, la cultura e i suoi mercati hanno risentito più degli altri della mancanza di fondi da parte dello Stato. Una storia purtroppo già famosa, ma che tende a ripetersi con effetti e conseguenze sempre più gravi. Secondo i dati del Rapporto sulla promozione della lettura (elaborati dall’associazione Forum del libro), in Italia nel 2012 solo il 46% degli intervistati ha dichiarato di aver letto almeno un libro. E le vendite, nei primi nove mesi dello stesso anno, hanno registrato un calo dell’8,7% con 4 milioni in meno di libri venduti. Dati che spaventano ma che tutto sommato mostrano cifre in linea con quelle degli ultimi anni. Ciò che preoccupa gli addetti ai lavori è che per la prima volta il mercato editoriale si è allineato al mercato generale dei consumi: un tempo invece, la gente continuava a comprare e leggere nonostante le spese contenuti negli altri settori. Cosa è cambiato dunque?
Il Salone Internazionale del libro di Torino quest’anno ha mostrato, in controtendenza con i dati emersi, come i lettori siano interessati a conoscere ciò che il mercato editoriale ha da offrire: ma allora perché il calo delle vendite? Secondo il direttore del Salone, Ernesto Ferrero, il problema non sono i lettori che ci sono e continuano ad aumentare ma i mezzi attraverso il quale si giunge alla lettura: “Si svuotano le librerie ma si riempiono le biblioteche – spiega il direttore – l’editoria in Italia ha sempre vissuto grazie ai lettori forti che purtroppo però non siamo mai riusciti ad allargare”. Ciò che muta sono dunque i luoghi in cui i lettori si incontrano per leggere e, spesso, scambiarsi delle opinioni, conoscersi e confrontarsi. Festival, fiere, manifestazioni letterarie, giornate dedicate al libro, premi e presentazioni editoriali sono occasioni continue per i lettori per fare ciò che amano, rilassandosi e… spendendo poco. E non solo, le stesse librerie sono mutate diventando sempre più spazi capaci di offrire intrattenimento: bar, ristoranti, presentazioni, letture. Chiunque entri in una libreria può trovare tanto altro oltre il libro. Ma non tutti gli esperti del settore la pensano allo stesso modo. Il mercato delle case editrici indipendenti, e dunque anche delle librerie, presenti nelle grandi città continua ad adottare una linea legata alla vecchia idea di libraio: “Credo nella libreria come crocevia di saperi e nel libraio come operatore culturale in grado di scegliere e consigliare i lettori – afferma Marcello Ciccaglioni, capo di Arion, catena di libreria indipendenti, in un’intervista rilasciata al magazine Sette – “Gli incentivi devono essere altri, non certo cibo e tecnologia”.
Insomma punti di vista differenti in un mercato dato da offerte diverse che, nonostante la crisi, come direbbe qualcuno, hanno il merito di continuare a motivare i lettori all’acquisto. Per quanto riguarda la motivazione alla lettura, beh, quello credo sia più un compito che spetti ad altri. Dopotutto non vedo perché dovrei prendermela col macellaio se non mi piace la carne.