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La stanza era ben illuminata dalla luce del neon.
Il dottore lo fece accomodare e gli chiese: «mi dica, quali sono i sintomi?»
«Depressione alternata ad irascibilità, difficoltà ad esprimermi, paura di cadere e… questi foruncoli dietro la schiena: vede?»
«Sono bolle»
«Esatto».
Il dottore annotò sul blocco e proseguì: «da quanto tempo ne soffre?»
«Sarò sincero: ho sempre creduto di portare questo male dentro me fin da bambino, ma solo negli ultimi anni ha iniziato a manifestarsi in maniera cronica»
«E finora come ha affrontato questa sua malattia?»
«In nessun modo, dottore! Come potevo curarmi senza sapere cosa avessi? Ho iniziato anche ad allontanarmi dalle persone per paura di poter contagiare qualcuno. E se mi trovavo in compagnia, avvertivo che tutti riuscivano a fiutare il mio male, quasi come se puzzassi. E anche per questo faccio difficoltà ad espormi. L’occhio che mi guarda mi ricorda che sono malato: e mi blocco»
«Si tranquillizzi, la sua malattia non è virale: ho controllato le analisi»
«Ah! Bene…. e quindi mi dica: cos’ho?»
«Guardi, la diagnosi è incerta, ma credo si tratti dell’insicurezza, il parassita del nuovo millennio; una tenia che si nutre di zucchero e paranoie. Non è grave: la guarirò».