Un libro ci apre le porte del mondo senza far rumore. E’ l’unico essere vivente “in carta ed ossa” ad utilizzare sempre le parole giuste mantenendo il silenzio. E lo fa per noi, mettendosi al nostro posto in quel preciso momento. Non disturba eppure grida rabbia e dolore; trasuda amore, ricordi e desideri. Un libro c’è sempre e comunque: sulla scrivania, in borsa, sul comodino o ai piedi del letto, è pronto per ogni evenienza. E non arriva mai in ritardo. Ecco una decina libri da leggere. Efficaci in ogni contesto. Buoni per qualsiasi occasione.
Quando il senso di colpa ci opprime. Se il nostro inesorabile tribunale interiore non fa mai sciopero e continua con fare implacabile a giudicarci colpevoli, non c’è altra soluzione che perdonarci. Non è un’impresa facile ! Da soli, poi, è ancora più complicato. Per trovare una soluzione, usando la giusta dose di ironia e sarcasmo, affidiamoci al Diario degli Errori di Ennio Flaiano. Appunti dal mondo sui caratteri e le sfumature dei nostri mondi. Disillusi aforismi e massime che sferrano colpi, senza risparmiare assoluzioni: Il carattere mi porta a credere che certi errori sono biasimevoli e altri invece lodevoli. E se siamo troppo stanchi per leggere, annichiliamo la colpevolizzazione con il colpo di un titolo: Espiazione (Ian McEwan).
Quando il nichilismo si impossessa delle nostre giornate. Lo spirito di sopravvivenza ci impone di cambiare approccio. Bisogna guardare il mondo da un’altra prospettiva. Urgono altri metodi, nuove logiche. E’ indispensabile munirsi di leggerezza. Liberarsi dai pesi delle preoccupazioni con immagini fluide e agili. Qui ci vuole Italo Calvino che nelle Lezioni americane dedica un capitolo proprio alla leggerezza: un valore anziché un difetto, un’ ideale irrinunciabile per la potenza che ha di sollevarci dalla pesantezza dell’esistenza. Vi pare poco?
Quando ci assale la nostalgia di feste mondane in cui ci si imbucava senza conoscere il padrone di casa. Non c’è bisogno di allontanarci troppo da casa. Basterà fare un giro nei saloni variopinti del vicino, Il Grande Gatsby (Francis Scott Fitzgerald). Musica, sussurri e stelle. Uomini e donne che vanno e vengono come falene nei suoi giardini. Champagne a volontà. Orchestra di oboi, viole e cornette. Ma le sue feste resteranno un semplice contorno.Chiuso il libro e tornati nel modesto soggiorno di casa nostra, l’unica cosa che ci resterà in testa- oltre agli effetti dei cocktail !- sarà la solitudine che si nasconde dietro il falso luccichio della vita di Gatsby.E i suoi sogni d’amore e di gloria falliti.
Se ci sono ospiti a pranzo, non si ha idea su cosa cucinare e guardare programmi Tv di cucina ci fa venire l’orticaria. Babette, protagonista del racconto Il pranzo di Babette di Karen Blixen, può concretamente placare ansie e difficoltà. Umile governante di un villaggio di Beverlaang si farà ricordare per un pranzo elegante e raffinato, capace di sciogliere la diffidenza e i pregiudizi di tutti i commensali. Se proprio non si è bravi in cucina e in frigo non si dispone degli stessi ingredienti di Babette- brodo di tartaruga e cailles en sarcophage- ci si può limitare a leggere agli ospiti passi del libro e a ordinare pizza a domicilio. Non è escluso che al prossimo invito ci liquidino con un gentile: ho già un impegno! Ma niente paura ci farà compagnia un libro.
Quando annaspiamo nel grigiore impiegatizio. Per scorgere un certo esprit, un velo di poesia dietro l’ immagine da topo d’ufficio è indispensabile la conoscenza di Bartleby lo scrivano ( Herman Melville), il memorabile copista di uno studio legale di Wall Street. Il suo dignitoso “Preferirei di no” di fronte alle richieste del datore di lavoro è la rivendicazione irreparabile del valore rifiuto e al tempo stesso l’espressione di una mite eppure inflessibile volontà. Una delle pagine più belle della letteratura nordamericana. Se si predilige il panorama da travet italiano basta leggere Vedrò Singapore?( Piero Chiara). Tra scartoffie, malcostume e situazioni grottesche si consuma la vicenda poco illustre di un impiegato di provincia. Nel finale resta irrisolto- ma non privo di risposte- il dilemma che dà il titolo al romanzo.
Quando siamo stufi di noi stessi e non vediamo l’ora di cambiare identità. Dal momento che anche il miglior chirurgo estetico non può fare miracoli ci conviene ripiegare- anche solo per pure ragioni economiche- su un buon libro. Ci sono una serie di possibilità: arrogarsi la morte di qualcun’ altro come propria, tentare la fortuna a Montecarlo, cambiare città, nome e abitudine. Infine ritornare in famiglia, senza aspettative di accoglienza e compassione. L’ha fatto Il fu Mattia Pascal (Luigi Pirandello) scegliendo la libertà di un’altra vita sotto lo pseudonimo di Adriano Meis. Ma il buon esito non è garantito. La ininterrotta ricerca di altre identità, ciò che si è scelto di essere o di non essere, non ci salva sempre dalla sconfitta e dalla traiettoria verso la solitudine che il destino ha deciso per noi. E se la misantropia ci impedisce di scegliere di restare nella specie umana passiamo al mondo animale e trasformiamoci in un’insetto. In questo caso l’effetto è garantito: non faremo altro che allontanare il resto del mondo che a sua volta non esiterà, sprezzante, a liberarsi di noi. Ce lo racconta Kafka nella Metamorfosi: Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo…
Se abbiamo una cena con menti eccelse -il top del velleitarismo letterario- e urge una spolveratina generale. La letteratura in pillole fa per noi, Novanta Classici da leggere per chi ha fretta di Henrik Lange. Un viaggio breve, a fumetti, tra i capolavori letterari di tutti i tempi da Salinger a Bram Stoker, da Golding a Doris Lessing, passando per Lewis Carroll. All’occorrenza, quando l’intellighenzia inizia discussioni metafisiche sul significato della letteratura, con aria disinvolta recitiamo, come una preghiera, la lista dei classici. Resteranno a bocca aperta. Non sono proprio certa che li conoscano effettivamente!
E infine il mio personale omaggio al racconto più bello che io abbia mai letto, Cattedrale di Raymond Carver. Ti viene la pelle d’oca quando leggi Cattedrale e sotto la pelle senti che il sangue circola, senti che stai vivendo. E la tua vita è tutta racchiusa in quel soggiorno, a bere scotch seduto sul divano insieme a Robert. Chiudi gli occhi per essere Robert, insegui con le sue mani il disegno della Cattedrale. Dimentichi te stesso. Riconosci unicamente la potenza della penna puntata sul foglio. Non si può continuare a credere nella forza della letteratura senza aver letto Cattedrale.
Buona lettura a tutti.