Ho letto il romanzo di Maria Pia Romano immaginando di essere in un altro universo. È questa la sensazione che ti dà, pur essendo ambientato in luoghi reali e ben descritti, con particolari spaziali e temporali che forniscono i riferimenti necessari. Eppure, la storia che racconta è tanto concreta quanto è insolito il suo modo di scriverla. La Romano costruisce periodi poetici con un lessico di livello alto, con un largo uso di metafore che lascia intendere molto più di quello che dice. In poco più di centocinquanta pagine sono concentrati anni e anni della vita della protagonista, Alba, e la sua vita è raccontata a scorci.
Alba è un personaggio combattuto, preda della passione quanto innamorata del suo lavoro. Concilia dentro di sé un amore che coccola e cura, e un sentimento soverchiante figlio di due uomini che sono l’uno l’opposto dell’altro, ma entrambi adatti a lei, e forse adatti solo se arrivano insieme. Intanto dà tutta se stessa per un lavoro che si è scelta con determinazione e che svolge con il massimo impegno. Alba è un ingegnere estremamente competente, ama le macchine e il modo in cui funzionano, ama spiegare i loro meccanismi ai suoi studenti e far loro vedere quanto possano essere speciali.
Continui sono i riferimenti al mare e all’acqua, come parte integrante di Alba e della sua vita e come filo conduttore della vicenda. Alba è acqua e il mare è sempre stato il suo rifugio, la sua risposta, il suo destino: “Tutto era cominciato con il mare e con il mare, in qualche modo, si sarebbe concluso. Ma questo ad Alba l’avrebbe svelato solo il tempo gocciolante dei ricordi, nel muto succedersi delle maree”.
La bellezza di Alba sta in tutto ciò che porta dentro di sé, un mondo che nessuno è in grado di capire e che la costringe a sperare la felicità come un qualcosa di troppo lontano e troppo difficile da raggiungere. Quando le si avvicinerà, si renderà conto che lasciarla entrare nella sua vita è meraviglioso, ma che non è completa senza l’altra parte di sé stessa e del suo mondo: l’uomo che l’ha fatta innamorare la prima volta e che, in un modo o in un altro, non l’ha mai veramente lasciata, il professore. Sarà capace di trovare la sua completezza solo quando si accorgerà che un’altra vita sta nascendo dentro di lei.
La cura dell’attesa è un romanzo molto intenso, ma purtroppo troppo corto. Sono sincera, avrei voluto sapere molto di più di Alba e della sua storia, perché un personaggio così non è comune, e ispira curiosità e voglia di conoscere. L’autrice a volte rallenta troppo, attorcigliandosi in frasi complicate, metaforiche, astratte che sviano un po’. Ma nel complesso è un bel romanzo, che accompagna, culla e trasporta dolcemente in un mondo che sembra lontanissimo e irraggiungibile.