Le candele abbondano nel ventre delle vie.
Alcune falliscono.
La cera si incolla al granito dei marciapiedi: fisso le fessure, le feritoie che la fiamma percorre poi spegnendosi nella caverna del fondo. Le vie non mi salvano. I predicatori, ammansiti dentro scatoloni marroni, vendono fiammelle. Le fiaccole del porto bruciano uomini. E’ questa la notte? Un falò inumano che ricade nel mare e che si mischia, con la cenere, all’acqua?
La via non si illumina. Le candele, appiedate, si spengono. Le dita, insalivate, le richiudo in tasca, e dentro di me è fresca la morte, e dentro di me l’amore è fresco di fuochi a gas.
Mi sono innamorato e il viaggio sventrato si svela, così lungo.
Lo stomaco brucia, falci di illuminazione me lo incendiano. Lei, Paola, appoggia la sua mano minuta; rivolto lo sguardo imprimendolo nei suoi occhi caduti dal primo cielo di temporale, e magnete nel tronco.
E’ così ossea la notte, amandoti.
Così…