C’è un qualcosa che strappa alle vite la mediocrità, il grigiore, la banalità. Un qualcosa che è capace di donare la forza, di dare il coraggio. Qualcosa che bussa alle porte dell’anima e la trascina con sé, che cancella il male, per la quale vale la pena di…
Di aspettare un’esistenza intera, per esempio, come Florentino Ariza in L’amore ai tempi del colera di G.G.Marquez. Aspettare, come nessuno avrebbe saputo aspettare, che quella graziosa fanciulla, ora soltanto una vedova vecchia e stanca, alla fine pronunci quel sì tanto agognato. Ed insieme a lui prenda il largo su quella nave. Insieme a lui. Insieme a chi per cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, senza perdere la speranza, senza avere un attimo di scoraggiamento, l’aveva corteggiata, rendendola la più preziosa tra le gemme. Si tratta dell’amore e per amore si è capaci anche di questo. Fermina Daza condurrà la propria esistenza, si sposerà, tutto senza di lui. Peccato, perché Florentino aveva già deciso. Aveva deciso già il giorno che l’aveva vista per la prima volta. Quel giorno, che invece a sua volta aveva deciso per lui. Aveva deciso che lui decidesse che quella donna, prima o poi, sarebbe stata sua. Più poi che prima. Il trionfo della perseveranza.
Ma ci sono, per contro, anche delle storie un po’ diverse, un po’ lugubri, che comunque, però, ci restituiscono il senso della potenza che nasconde l’amore. La Karenina di Tolstoj è un classico esempio di quanto un essere umano sia disposto a sacrificare di sé stesso per un’altra persona. E’ anche l’esempio, però, di come un rapporto possa scadere miseramente in un mero delirio di possesso, di come la gelosia portata all’eccesso possa scardinare anche il legame più solido. Anna Karenina, alimentando i fuochi della sua passione, brucerà anche sé stessa.
Gli amori fisici, quelli carnali, si sa, sono anche i più celebrati, ma nella sterminata prateria letteraria ne esistono anche di più casti, di più intellettuali, se così si può dire. Un posto d’onore in questo filone, meno voluttuoso e lascivo, lo meritano senz’altro Andrea Sperelli e la sua passione per Maria Ferres. Moglie di un ministro del Guatemala, questa creatura incarna con precisione un ideale di semplicità, di candore, di autenticità. In una notte nevosa, a Roma, Andrea la sognerà, splendente ed immacolata, rosa bianca tra cumuli di rose rosse. Sarà una relazione atipica, inusuale, ma anche un’occasione per capire che il sentimento e il desiderio possono appagarsi, e forse anche più pienamente, attraverso una simbiosi di anime e di spiriti e non solo con l’esercizio fisico. Il piacere vero forse è questo, puro godimento mistico.