La solitudine dell’artista è un numero da circo non annunciato, diceva un poeta. Centinaia di persone sotto un tendone con i visi che seguono un punto senza respirare. Le facce di tutti i bambini del mondo e anche quelle dei grandi, bambini anche loro per concessione dei figli. Dentro, al centro della pedana, un omino che è lì per dimostrare che dentro il suo mondo c’è anche il pericolo, ma è lui a provarlo per tutti. Per questo lo applaudono ogni volta i bambini e soprattutto lo applaudono ogni volta tutti gli adulti.
Si scrive un libro per diverse ragioni: per raccontare una storia, per inventare qualcosa, per il desiderio incontrollabile di dover condividere quello che si sente e infine per ricordare qualcuno. Forse non c’è miglior modo al mondo di rendere omaggio ad un amico scomparso del dedicargli un romanzo. Lo scrittore Andrea Bajani, a un anno dalla morte di Antonio Tabucchi, lo ricorda rendendolo protagonista del suo romanzo “Mi riconosci” nell’anniversario della morte del compagno. Nel suo romanzo, Bajani, trasforma Tabucchi da scrittore a personaggio intrecciando realtà e finzione, il percorso di vita che hanno condiviso, parlando anche di quel giorno in Portogallo, del funerale di Tabucchi.
E’ uscita una scatoletta in legno chiaro, e l’uomo l’ha sollevata. La misura e le fattezze erano quelle di un gioco da tavolo, più adatto per mettere via gli scacchi a fine partita che a ospitare- e raccogliere- un grande scrittore che moriva… Ci hai gabbati così, come se nulla fosse, ti sei presentato dentro una scatolina in legno chiaro.
Il romanzo di Bajani è un insieme di cose: una pagina di diario che racconta l’amicizia e l’ammirazione di un allievo rispetto al suo maestro; una testimonianza di come, alcune persone, entrino a far parte della nostra vita stabilendo con la parte più intima di noi un rapporto tanto profondo e autentico che supera ogni confine, perfino quello della morte; una missione, quella di trovare attraverso le parole, il modo migliore per ringraziare e per ricordare chi ha fatto parte dei nostri giorni e infine un omaggio alla letteratura, alla capacità che hanno le parole di dare libertà ai pensieri, alle emozioni. Il commovente lavoro di Bajani emoziona ogni lettore: Tabucchi è l’amico perso sulla strada ma presente nel cuore, l’amico che chiunque potrebbe aver perso, l’amico che ha insegnato e che era pronto ad imparare. Lo strumento che utilizza, la scrittura, a lui più congeniale, è un dono che regala al maestro, a sé stesso e a tutti i lettori. Nelle pagine del libro si assiste al funerale, ai momenti drammatici dell’abbraccio con la moglie, ai capelli andati in fiamme della figlia, avvicinatasi troppo al padre per dargli l’ultimo saluto e perciò vittima del fuoco di una candela. Ed ancora, al ricordo della vita, quella vita in Portogallo, lontano dall’Italia, dalla sua Pisa ma vicino a Fernando Pessoa, protagonista di alcuni suoi studi. Malato di cancro, vuole che le sue ceneri siano conservate nel cimitero di Dos Prazeres, dove vi è seppellito lo stesso Pessoa. Bajani ricorda nel libro le lunghe telefonate avute con l’amico- maestro, il rispetto e l’affetto che nutrivano l’uno per l’altro e soprattutto mette in risalto più volte la concezione che Tabucchi aveva della letteratura: ” qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia”.