Vi siete mai chiesti come mai Sherlock Holmes ha conoscenze in tutti i campi possibili e immaginabili? Conosce i principi della fisica, le regole della medicina e con la lotta se la cava tanto quanto un supereroe del calibro di Superman e Hulk. Tutto ciò, che rende il detective Holmes cosi affascinante e intrigante, nasce dal genio del suo inventore, Sir Arthur Conan Doyle.
L’autore nasce il 22 Maggio 1859 a Edimburgo, ed è stato un importante scrittore, medico e poeta scozzese, considerato insieme ad Edgar Allan Poe, il fondatore di romanzi gialli e fantastici; in particolare Conan Doyle però introduce il genere del “giallo deduttivo”, tratto fondamentale di Holmes.
Il giovane Arthur frequenta prima una scuola nella sua cittadina, poi prosegue alla Hodder Preparatory School nel Lancashire. Nel 1885 termina la sua carriera scolastica all’Università di Edimburgo, con una laurea in Medicina.
Inizia il suo mestiere di scrittore già nel 1879, quando pubblica la sua prima opera “Il mistero di Sasassa Valley”, un racconto del terrore, e con la pubblicazione di un articolo medico su un sedativo sperimentato su di sé.
Fu durante gli anni che lavorò come assistente per il dottor Joseph Bell, che apprese la bellezza del metodo scientifico e delle abilità deduttive, e che in seguito gli fecero dar vita al personaggio di Sherlock Holmes.
La vita di Conan Doyle, anche se apparentemente tranquilla, lo vede protagonista di vicende importanti a livello sociale, che lo fanno apparire non sempre positivamente agli occhi degli altri: sostiene la riforma per il divorzio nel 1906, afferma che la cura per la tubercolosi è inefficace, nel 1910 difende pubblicamente un uomo accusato di omicidio. Per quanto positive o negative potessero essere, Conan Doyle portò avanti le sue battaglie con intraprendenza, anche quando queste non erano in accordo con l’opinione pubblica.
Successivamente aprì uno studio medico, il quale non ebbe molto successo, ma gli permise di iniziare la stesura delle avventure di Holmes, che riscossero molto successo tra il pubblico britannico. È nel 1887 che pubblica le prime avventure del detective, “Uno studio in rosso”.
Paradossalmente però, Conan Doyle divenne quasi geloso del suo personaggio, amato da tutti, e quindi iniziò la scrittura di romanzi storici, tra i quali “La Compagnia Bianca” (1891), “Le avventure del brigadiere Gérard” (1896) e “The Great Boer War” (1900), e numerosi racconti del terrore.
Nel 1926 scrive un saggio “Storia dello spiritismo”, che trattava argomenti e temi che non piacquero alla Chiesa Cattolica e che gli procurarono non pochi problemi con questa. E anche con i suoi lettori e con i critici dell’epoca Conan Doyle non ebbe vita facile: tutti si chiedevano sorpresi, come un autore che aveva scritto romanzi basandoli interamente sul rigore logico, potesse essersi dedicato negli ultimi anni della sua vita ad analizzare un argomento come lo spiritismo che di logico non aveva proprio nulla.
Successivamente appena prima della sua morte, pubblicò il suo ultimo lavoro, “The Edge of Unknown”, nel quale racconta le sue esperienze psichiche, divenuto suo unico argomento di interesse. Muore nel 1930, il 7 Luglio a Crowborough.
La sua capacità di variare da un argomento all’altro, da una rigorosa logica a un mondo di domande senza risposte, di scrivere di un personaggio totalmente inventato e di una guerra realmente vissuta, danno la misura del suo spessore di scrittore. È stato lungamente criticato per aver difeso le sue idee, anche se stonavano con quelle degli altri e per aver combattuto battaglie già perse in partenza. Ma alla luce degli eventi di oggi, nel quotidiano, chi non vorrebbe avere un vicino di casa così? O un amico che porta avanti le tue lotte anche se inutilmente? O un giornalista che scrive per i quotidiani che compri ogni giorno e racconta la verità “nuda e cruda” e in maniera comprensibile? Tutti…o quasi.