«Aveva raggiunto quello stadio in cui si vedono al tempo stesso l’orrore e la piccolezza dell’universo – quel crepuscolo della doppia visione in cui sono avvolte tante persone anziane. Se questo mondo non è di nostro gusto, ebbene, in ogni caso c’è il Cielo, l’Inferno, il Nulla – l’una o l’altra di queste grandi cose, quell’immenso fondale di stelle, fuochi, atmosfera azzurra o nera.»
Edward Morgan Forster nacque a Londra nel 1879 all’interno di un’agiata famiglia borghese. In seguito all’improvvisa morte del padre venne educato dalla madre fino all’età di undici anni; in seguito frequentò la scuola di Eastbourne e poi quella di Tonbridge. Tuttavia, la severità dell’insegnamento a cui fu sottoposto in entrambe le scuole sviluppò nell’autore una dura critica nei confronti del sistema scolastico inglese. Nel 1897 entrò al King’s College, a Cambridge; quest’esperienza si rivelò altamente formativa nei confronti del giovane Forster poiché contribuì ad ampliare i suoi interessi culturali.
Nel 1901, poco dopo la laurea, l’autore cominciò a viaggiare: il soggiorno in Italia fornì lo spunto per il primo romanzo, Monteriano (1905), e per il terzo, Camera con vista (1908); in entrambe le opere è significativo che l’elemento fondamentale sia la critica alle convenzioni e al moralismo dell’età vittoriana, tema preponderante della poetica forsteriana. Nel 1907 scrisse Il viaggio più lungo, romanzo in cui la resa incondizionata del protagonista difronte all’ imperante conformismo vittoriano rimanda alla personale vicenda dell’autore, il quale peraltro visse la propria omosessualità con continui sensi di colpa che mai riuscì a dominare. Nel 1910 Forster scrisse quello che è considerato il primo dei suoi due capolavori: Casa Howards. Queste prime opere sono intessute di ironia e costituiscono una satira dell’affettazione della classe borghese nell’età vittoriana; in esse Forster riflette gli ideali e i principi che animavano il Bloomsbury Group, un gruppo di ispirazione bohémien la cui influenza fu rilevante soprattutto in ambito artistico-letterario.
Tuttavia, il viaggio compiuto dall’autore in India nel 1912 fu alla base di quello che la critica considera il suo secondo capolavoro: Passaggio in India. Pubblicato nel 1924, il romanzo esamina l’occupazione britannica in India, ma il focus centrale è posto dall’autore sull’amicizia tra un dottore indiano e un insegnante inglese; le ultime opere dello scrittore appaiono infatti dominate da un’enfasi posta sulle relazioni umane. L’autore presenta l’amicizia e l’amore come gli obiettivi a cui tendono i suoi personaggi, nonostante siano ostacolati dalle convenzioni del mondo circostante. Non è un caso infatti che l’autore abbia voluto che il romanzo Maurice, scritto nel 1914, fosse pubblicato solo dopo la sua morte, a causa della tematica apertamente omosessuale dell’opera.
Dopo Passaggio in India Forster non pubblicò più romanzi, ma si dedicò alla scrittura di racconti e saggi; inoltre, l’autore tenne una serie di conferenze di tema politico con cui accrebbe la propria fama di libero pensatore e di avvocato della democrazia. Nel 1969, dopo essersi trasferito stabilmente al King’s College gli venne attribuita l’onorificenza dell’Ordine al Merito. Morì il 7 giugno 1970.
I romanzi e la poetica di Forster appaiono molto influenzati dalle convinzioni e dal pensiero dell’autore. In particolare, la volontà di liberarsi dalle costrizioni imposte dal moralismo vittoriano portò lo scrittore da un lato a ribellarsi, criticando e deridendo la società a lui contemporanea, dall’altro ad evidenziare l’importanza delle relazioni tra gli uomini: la comprensione e la tolleranza sono infatti i due valori a cui aspirano tutti i personaggi forsteriani. Inoltre, se nei primi romanzi l’autore mostra di essere ancora legato ai moduli della comedy of manner vittoriana, con Passaggio in India Forster s’inoltra nella temperie del Modernismo: il romanzo infatti è intriso di simbolismo, basti pensare che l’ingresso della protagonista nelle grotte di Marabar rappresenta un ingresso nell’ inconscio e una nuova consapevolezza di sé. L’India è infatti presentata come un paesaggio sia fisico che mentale, un ambiente in cui l’autore e i suoi personaggi si immergono per trovare l’anelata armonia con il mondo circostante.