Più che la seconda tappa del lungo pellegrinaggio, ci piace definirlo un nuovo inizio. Comincia oggi il nostro viaggio, insieme a Dante e ancora con l’illustre compagnia di Virgilio, nel Purgatorio: il regno di mezzo, quello dell’espiazione, dell’ascesa e della speranza.
Tanto, tantissimo è stato scritto sul primo canto, che funge da introduzione alla cantica: i parallelismi e le antitesi con l’Inferno hanno reso più che mai fertile la critica e l’esegesi. A noi piace sottolineare soprattutto come cambi l’atmosfera già in questo primo canto e nel Purgatorio tutto: un nuovo clima, nuovi odori e soprattutto luci sconosciute agli antri bui del regno del Demonio, conferiscono a questo viaggio un sapore tutto nuovo, piacevole, nel quale sembra di assaporare libertà e mistero.
Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sè mar sì crudele
È l’incipit del canto, che per altri nove versi prosegue nel formare il proemio: dopo la proposizione canonica, cioè l’indicazione dell’argomento, il Poeta invoca le Muse e in particolare Calliope perchè accompagnino il suo canto con quello stesso suono con cui esse vinsero le Piche, le mitiche figlie di Pierio che osarono sfidare le Muse nel canto, finendo trasformate – per punizione – in gazze.
Comincia a questo punto la narrazione vera e propria, che fin da subito veste i colori di un intenso simbolismo. Il nostro protagonista, uscito dalle tenebre infernali, gode con la vista, l’olfatto e l’udito, contemplando la volta celeste nella quale brillano più di tutte quattro stelle: già i commentatori antichi hanno visto in esse le quattro virtù cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza), in questa prima scenografia paesaggistica che è reale e spirituale insieme. La luce delle stelle illumina il volto di un uomo canuto, dalla lunga barba bianca, che ispira ammirazione e reveranza: si tratta di Catone, l’acerrimo rivale di Cesare, morto suicida a Utica non tanto per non finire nelle mani del vincitore, quanto per non sopravvivere alla caduta della Repubblica, da lui tanto strenuamente difesa.
Catone l’Uticense è indubbiamente la personalità di spicco di questo canto. Tanto si è scritto e dibattuto intorno alla sua figura, che Dante sceglie come custode delle anime del Purgatorio: un pagano, e per di più suicida. Ma la sua grandezza d’animo, la magnanimità – che lo associa a Farinata degli Uberti, l’altro grande “magnanimo” della Commedia – la riverenza e la gravità quasi solenne che sprigiona (ricavata da Lucano e dallo stesso Virgilio) agiscono con un fascino straordinario sul Sommo Poeta, che erige la figura dell’Uticense a simbolo eterno di libertà, intesa qui in senso cristiano come libertà dal peccato (celebre l’interpretazione critica del Raimondi, che sottolinea come la figura di Catone saldi insieme i tratti dell’eroe romano a quelli più antichi del patriarca biblico).
Tale è la riverenza che Virgilio fa inginocchiare Dante dinanzi al custode del Purgatorio. Quest’ultimo crede che i due viandanti siano dannati sfuggiti all’Inferno, ma è come sempre Virgilio a placare e spiegare, invocando la volontà divina del lungo viaggio con endecasillabi di straordinaria musicalità. La guida del Sommo Poeta chiama in causa addirittura Marzia, moglie di Catone, in un atto che è a tutti gli effetti una captatio benevolentiae. Ma l’austero Uticense non si lascia toccare dall’amore per le cose terrene; gli basta il mandato celeste. Ma, prima di proseguire ed iniziare di fatto l’ascesa, ordina che Dante compia un rito di purificazione necessario per cancellare i segni dei peccati infernali: è un rito d’umiltà, quella virtù che il Poeta ritiene fondamentale per il genere umano e per sè.
Dante e Virgilio scendono verso la spiaggia, giungono in un luogo ombroso e compiono il rituale: Virgilio lava il volto dell’amato allievo con gocce di rugiada e poi gli cinge i fianchi con un giunco. Giunco che, appena divelto, rinasce miracolosamente.
I segni degli atroci peccati infernali sono cancellati, il rito è compiuto, Catone ha dato il via libera. Adesso il viaggio può davvero cominciare.