Photo by nerdontheinside
Arranco, scivolo, cado e mi stendo. Riflesso naturale di chi ha paura dell’aria. Ossigeno mortale per chi non conosce il valore del suolo. Come una pianta di metallo: freddo nella schiena, asciutto negli occhi, con dentro il calore del sangue che scorre soltanto perché altro non sa fare. Rimango steso senza pretese, senza voglia di gridare, come una macchia di sporco disgustata e indolente. Immobile strazio, concentrato d’idee senza speranza, fertilizzante scaduto fuori dal tempo. Il muro mi sputa addosso frasi bastarde, ma io sono troppo distante e faccio finta di niente. Non riesco a credere che la morte sia un mondo senza colore. Come può il terrore frenare la mente? Come riesce a impalare le gambe? Statua di rame ricca di cuore. E anche se il fumo continua a parlare, non c’è più spazio per altre illusioni. Il deserto come unica strada. La sabbia come unica amica. E l’acqua non serve se vuoi davvero capire. Rimango fermo, sempre steso a morire, giusto un po’, lì dove si riflette la luna. Che tace, anche lei. Non sopporta il silenzio, ma non merita la voce. E anche io, con le corde vecchie di una vita scordata, non sono degno del suono.