Il mondo intero la conosce come la madre del più famoso mostro del mondo: Frankenstein. In realtà Mary Shelley fece molto di più per la cultura e per il mondo dei diritti femminili; un lavoro, dobbiamo dirlo, iniziato dalla passione della madre, morta per una setticemia subito dopo aver messo alla luce Mary.
Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin a Londra nel 1797, non ebbe una vita facile: dopo esser rimasta orfana della madre in tenerissima età, visse con la sorellastra Fanny Imlay Godwin, nata da un precedente rapporto della madre con Gilbert Imlay, e con il padre William Godwin, che scelse di trattare entrambe le ragazze come figlie proprie.
L’educazione progressista lasciatale dalla madre, filosofa e promotrice dei diritti delle donne, antesignana del femminismo, rimase impressa nella cultura della figlia, fin da sempre appassionata di cultura e scrittura, spaziando attraverso gli interessi più disparati. Un anno dopo la morte di Mary Wollstonecraft (madre), il marito pubblicò un suo scritto, Memorie dell’autrice della Rivoluzione dei diritti della donna, e in effetti questa tradizione ritornò proprio grazie all’opera di revisione della sua secondogenita. L’opera dell’attivista fu tuttavia considerata immorale a causa delle relazioni extraconiugali della donna, ragione principale anche della mancata diffusione della sua fama.
Anche se visse un’infanzia tutto sommato felice, suo padre William non fu praticamente mai in grado di gestire le finanze familiari, tanto da giungere a chiedere l’aiuto di alcuni sostenitori delle sue teorie filosofiche, anche dopo aver sposato la vicina Mary Jane Clairmont, una casalinga con due figli illegittimi malvoluta dalla famiglia e dagli amici dell’uomo.
Nel 1805, i Godwin fondarono persino una casa editrice per bambini, pubblicando opere quali Tales from Shakespeare di William Lamb,un progetto piuttosto rivoluzionario per quei tempi, forse troppo, tanto da giungere alla fine in tempi brevi, e senza il minimo guadagno per i già squattrinati editori. Da qui il prestito d’emergenza da parte di Francis Place.
Mary era divisa tra il retaggio progressista materno, e l’educazione borghese paterna: ricevette in ogni caso un’istruzione completa e variegata, attraverso i numerosi viaggi, le frequentazioni di College prestigiosi e personalità illustri come Samuel Taylor Coleridge (assistette alla sua lettura de La ballata del vecchio marinaio).
Mary iniziò la frequentazione con il filosofo radicale Percy Bysshe Shelley durante il periodo di viaggi in Scozia, l’uomo era sposato con Harriet Westbrook, la quale non sopportò la fuga d’amore dei due, togliendosi drammaticamente la vita. Come prevedibile, Godwin non approvò la storia tra i due, che macchiava “la reputazione immacolata” della sua Mary, evidentemente l’uomo non voleva per sua figlia la stessa sorte che subirono le sue due mogli di fronte all’opinione pubblica della società che contava. Ad ogni modo, dopo un difficoltoso viaggio in giro per l’Europa, i due, accompagnati dalla sorellastra di Mary, Claire Clermont, decisero di ritornare in Inghilterra, senza un centesimo. Nel 1817, il diario di questo viaggio fu trasformato in un opera narrativa, Storia di un viaggio di sei settimane.
Incinta, con una situazione familiare pessima e quella economica non certo migliore, sprofondò in una lunga depressione dopo aver perso anche la figlia durante la gravidanza. Le cose andarono meglio dopo il risanamento delle finanze di Percy e la nascita del loro secondo foglio, chiamato William in onore del padre.
Fu in questo periodo, sul lago di Ginevra insieme a Claire Clermont ed al poeta Lord Byron, che Mary diede vita a quello che sarebbe diventato il suo masterpiece: il romanzo gotico Frankenstein; ovvero il moderno Prometeo, pubblicato anonimo nel 1818. Nato in un dormiveglia, mentre pensava alla storia di fantasmi che avrebbe dovuto scrivere per un gioco proposto da Byron, la donna ebbe la folgorazione, e raccontò della hybris umana, della scienza che tenta di imitare la natura, storpiandola a proprie spese.
In seguito all’infelice periodo in Italia, durante il quale morirono la figlia Claire per dissenteria a Venezia, e William di malaria a Roma: il rapporto della scrittrice con Percy non fu più lo stesso. Altri numerosi viaggi portarono i coniugi in giro per l’Italia: a Napoli, definita “paradiso abitato da demoni”, morì Elena Adelaide Shelley, registrata come figlia di Mary e Percy, ma forse in realtà nata da Claire.
Dopo la morte del marito, annegato durante una traversata in barca, Mary Shelley visse per un anno a Genova, per poi tornare in Inghilterra; fu lì che si dedicò esclusivamente alla scrittura (con la stesura del romanzo L’ultimo uomo,1826), ed alla revisione delle opere di Percy.
Gli ultimi anni, trascorsi ancora una volta in giro per l’Europa, videro la nascita dell’opera A zonzo per la Germania e per l’Italia (1844), in seguito, dopo un periodo che la segnò con gravi emicranie e colpi apoplettici in varie parti del corpo, morì all’età di cinquantatré anni per un probabile tumore al cervello, anche se sembrò essere vissuta per almeno ottant’anni.
Dopo esser rimasta per decenni all’ombra del marito, Mary Shelley è stata fortemente rivalutata, anche se non abbastanza, dato che solo alcune poesie e racconti, oltre a Matilda (1980) e L’ultimo Uomo (addirittura pubblicato nel 1996) sono stati distribuiti sul libero mercato.