Lo vedo da qui. Saranno centocinquanta metri e lo vedo distintamente. La sua testa che sbuca dalle tende bianche. I muri arancioni della camera da letto. Le mani che tengono ferma la tenda – giusto uno spiraglio da cui guardare. E gli occhi…quegli occhi che mi divorano.
Sono in Corso Potenza. Indosso i tacchi a spillo, come vuole lui. La gonna corta, cortissima, come vuole lui. Mi sono spruzzata ovunque un profumo scadente, dolce ma nauseante. E si vede un po’ la ricrescita, ma con un cappello in jeans riesco a nasconderla. Bionda e puttana, come piace a lui.
Si diverte… Oh se si diverte a vedermi così. Lo eccita tantissimo vedere che le macchine si fermano vicino al marciapiede. Dal finestrino sbucano teste diverse: vecchi, uomini sposati, uomini in carriera. Una volta persino una donna. Alta, bella, molto determinata, dalla voce morbida e avvolgente. Poi vabbè, ci sono i soliti ragazzi che si fermano e mi chiedono “me lo succhi gratis?” oppure “quanto vuoi per un giretto con tutti e quattro?2.
Tempo fa tre ragazzi scesero dalla macchina e iniziarono a spintonarmi verso la loro auto. Non l’avessero mai fatto. Alex è sceso di casa e in pochi istanti li aveva stesi al suolo: all’improvviso le luci della camera si sono spente e l’ho visto uscire dal portone di casa e urlare “pezzi di merda, io vi faccio fuori”.
Lui vuole soltanto che porti a casa i soldi e che magari lo faccia eccitare tornando a casa con un odore selvaggio di sesso. Non gli importa che abbiamo una bambina che se solo la notte si alzasse dal letto e si affacciasse dalla finestra vedrebbe sua madre vestita come le bambole con cui gioca. Tanto lei dorme, dice. Lei dorme e non ti vede e se anche ti vedesse che problema c’è?
Lui non capisce, ecco. Se ne sta a vedere la tv e a bere birra, e quando si fa una certa ora mi fa scendere di casa – non prima di essermi vestita come vuole lui, secondo i capricci della serata – e lo show inizia.
Quanto dolore ho nel petto. Se solo fosse facile riuscire a fuggire una volta per tutte… Raggiungere un’amica, una mamma, un sogno, un lavoro finalmente stabile e redditizio.
In fondo mi va bene così, mi dico. Lo faccio per sentirmi meglio, per non mollare. Se non fosse per questi tacchi a spillo io a quest’ora avrei già toccato terra. L’illusione di essere ancora in piedi mi dà forza.
Lo faccio per la mia bambina.