Quando a Pagford uno dei consiglieri comunali, Barry Fairbrother, muore a causa di un aneurisma, tutto il paese sembra entrare in una crisi senza scampo. Il seggio vacante, infatti, deve essere al più presto assegnato ad un nuovo consigliere, ma a chi?
La scelta è complicata dalla fitta rete di relazioni sociali e familiari che collega un pagfordiano all’altro: tutti, in qualche modo, sono legati a tutti. Tutti si conoscono e ogni minima variazione dal comportamento abituale e socialmente accettato è considerata quasi un affronto personale, diventando presto oggetto dei più aspri e arditi pettegolezzi; essi possono diventare crudeli e macabri commenti quando a parlare è un hacker sconosciuto che pubblica sul sito del paese notizie scioccanti sulla vita di alcuni consiglieri, sotto il nome de il_fantasma_di_Barry_Fairbrother! Il paese rimarrà senza parole vedendo un affronto del genere, ma non sarà facile scoprire il colpevole.
Nel romanzo di J. K. Rowling non spicca un vero e proprio protagonista; i personaggi si scambiano la scena l’uno con l’altro con passaggi fluidi di accadimenti sempre strettamente connessi, cosicché l’intreccio si trasforma in una costruzione a ragnatela, nella quale ogni abitante di Pagford ha il diritto di esprimere la propria opinione e far vedere che cosa è capace di fare. Anche colui che si considera cittadino modello, irreprensibile e giudizioso, scoprirà di avere una qualche congiunzione con la ragazza sfortunata ma sensibile che vive nei bassifondi ed è per questo relegata ai margini della società. Piuttosto che dire che sono tutti protagonisti, preferisco pensare che ogni lettore possa scegliersi il proprio protagonista; questo perché la gamma di caratteri e comportamenti è talmente vasta, da permettere ad ognuno di ritrovare nel romanzo colui che meglio lo rappresenta o, anche, colui che incarna l’ideale di condotta. Altrimenti, si può rimanere affascinati da alcuni personaggi contradditori, antisociali e sovversivi che con le loro azioni vanno contro tutte le regole morali e sociali che sono il fondamento della vita di Pagford.
Lo stile della scrittrice permette di leggere le più di cinquecento pagine come se fossero molte meno e si caratterizza, in alcuni passaggi, come fortemente realistico. Non esita a parlare di sesso, droga, malattia, perversione, e lo fa con la crudezza necessaria, senza sconfinare nella spettacolarizzazione ma permettendo una resa fedele della quotidianità. Nello stesso tempo, dà vita a momenti delicatissimi di estrema sensibilità, capaci di commuovere. Le reti di relazioni sono trattate come qualcosa di concreto e tangibile, in nessun modo infrangibili perché costituiscono la base stessa del paese; ed è qui che sta l’abilità della scrittrice, che inserisce elementi di disturbo attraverso le parole e le azioni dei personaggi in modo per nulla prevedibile, e sembra divertirsi restando a guardarli mentre si barcamenano tra uno scandalo e l’altro, con un’ironia sottile ma pungente.