La storia di Roberto Saviano, il suo volto, le sue parole, sono balzate agli occhi e alle orecchie del grande pubblico con la pubblicazione di Gomorra. Il suo romanzo è diventato un best-seller mondiale, è stato pubblicato nel 2006 e a partire da quel momento tradotto in 52 paesi. Le sue dichiarazioni sulle organizzazioni criminali, la descrizione della vita di boss malavitosi e della connivenza di una parte della popolazione campana, testimoniate attraverso un lavoro sulle indagini di polizia e sugli atti processuali, sono costate all’autore una sentenza di morte. Da anni, da allora, Saviano ha ricevuto telefonate anonime, minacce. Adesso vive sotto scorta, in un isolamento ambientale che gli è quasi insopportabile.
Pochi giorni dopo la pubblicazione del suo ultimo imponente lavoro, Zero zero zero, in risposta al racconto di uno sguardo (il suo) sul mondo attraverso la cocaina (“la regina drammatica delle merci”), il cui commercio è uno dei maggiori dell’economia mondiale, viene da porsi tante, tantissime domande. Viene da chiedersi se è possibile liberarsene, se c’è ancora qualcuno che possa definirsi illeso; che parte abbia ognuno all’interno di questo circuito malvagio.
D’altra parte, fare i conti con il narcotraffico, con questo sistema di compravendita illegale di sostanze stupefacenti, significa guardare in faccia una parte – purtroppo – tanto grande della realtà di tutti i giorni. Realizzare che anche le persone che ci sono più vicine fanno uso di cocaina vuol dire interiorizzare una ferocia che credevamo non potesse neanche esistere. E raccontare in più di quattrocento pagine i mercati, i meccanismi, i protagonisti, le vittime, le dosi, la sua quotidianità e la sua presenza, non può che condizionare inesorabilmente la vita dello scrittore, costretto a vivere con questi nuovi mostri.
Eppure, raccontare è un dovere, nonostante i rischi. In un’intervista, Saviano dice:
“E’ come affrontare una specie di delirante favola raccontare il potere del narcotraffico.”
Dunque, è tutto lì. Osservare, raccontare, far sapere. Inizia a cambiare qualcosa solo nel momento in cui realizzi che quelle storie non sono lontane, marginali, ma così immischiate alla tua vita da far spavento. È focalizzando l’attenzione di tutti su queste tematiche scottanti, che fanno paura perché vere, che si inizia a cambiare il presente, e – perché no – forse il futuro. E, anche stavolta, Saviano ha acceso un faro enorme.