Casi irrisolti, stragi familiari, omicidi di donne, presunti colpevoli da gettare in pasto alla gogna mediatica. Tutto questo sta trovando un interesse nel pubblico italiano che si spinge anche fin troppo oltre il confine del buon senso. Attorno a dei casi che rientrerebbero nella più classica categoria della ‘cronaca nera’ vengono montati trasmissioni ad hoc, servizi televisivi in qualche talk show da strapazzo, tutto volto a tenere incollato davanti allo schermo il telespettatore che si diverte a cercare di risolvere il caso grazie ai vari indizi che, di volta in volta, servizio dopo servizio, puntata dopo puntata della trasmissione di riferimento, proprio come in una fiction, vengono dati alla tv.
Il problema è che dietro al semplice intrattenimento, perché poi una volta spenta la televisione ci dimentichiamo totalmente del fattaccio accaduto in quanto ci interessa solo fare supposizioni o ricercare il colpevole dando vita alla più classica delle cacce alle streghe, c’è un dramma che si consuma. E sì, perché anche se ce la vendono come una fiction quella è la cruda realtà. E pertanto omicidi, stragi familiari e quant’altro, ahimè, si consumano veramente. Insomma, il morto è vero, non è un figurante che alla fine della ripresa si alza, si toglie il trucco e se ne va a casa contento di aver svolto il ruolo nella commedia. Così come sono veri i familiari, amici e affini della vittima. Ma tutto ciò sembra non importare, l’indice di ascolto non può avere remore dinanzi a ciò. Se la trasmissione va, allora deve continuare sui suoi passi. Ora il punto è che tali casi di cronaca vanno avanti per lunghi interminabili anni visti i tempi dei vari gradi dei processi e pertanto il buon senso imporrebbe di darne notizia a noi cittadini. Invece negli ultimi anni si è arrivata ad una vera spettacolarizzazione della scena del crimine.
Ho come la sensazione che coloro che seguono spasmodicamente tali casi, è come se non pensassero che la tragedia sia realmente accaduta. Nel frattempo nel mondo succedono cose ben più atroci, ma a loro non interessa, c’è un caso da risolvere e hanno la mera curiosità se le loro supposizioni sui vari colpevoli del delitto di turno si avvicinino alla realtà. Tale curiosità però non la si ha per avvenimenti del passato, mi vengono in mente la strage di Ustica ad esempio o la strage di Bologna o quella di piazza Fontana, i casi di Calvi e Pinelli e potrei citarne ancora altri. Ecco, su questi fatti non riscontro lo stesso interesse che si ha per una ‘bella’ scomparsa di una donna ritrovata morta e da lì poi tutte le evoluzioni del caso. Ma sì, tutto sommato è molto più semplice seguire un’atrocità del genere per puro svago e distrazione e poi, quando il caso volge al termine, esultare esclamando “L’avevo detto io che era il suo ex!” per poi tornare alle proprie faccende. Poco importa il dramma familiare. Anche per i media vale lo stesso discorso. Sul luogo del misfatto riflettori da grande set cinematografico, poi quando il delitto non è più commerciabile, via le telecamere e anche in questo caso poco importa del dramma familiare.
Se siete così attratti dai gialli irrisolti vi consiglio la lettura dei romanzi di Agatha Christie e di Edgar Wallace che mi hanno accompagnato durante l’adolescenza.
Vedrete… vi appassionerete al genere letterario e non avrete più bisogno di seguire certe trasmissioni di dubbio gusto che mettono in atto soltanto un vero e proprio sciacallaggio mediatico.