La forma, la tonalità di colore, la perfezione dell’uovo, ne hanno fatto un elemento fondamentale di miti molto complessi. L’uovo, simbolo ancestrale di vita, ha percorso i millenni tra le civiltà della Terra offrendo insostituibili fonti d’ispirazione ad artisti e pensatori: basti pensare all’uovo “cosmico” che, presso alcune antiche civiltà, è posto all’origine del mondo.
Salvador Dalì scriveva di ricordare la sua vita all’interno dell’utero materno come un paradiso di piaceri gastronomici e nel secondo capitolo della Vita Segreta dice: “ Già a quel tempo tutto il piacere, tutto l’incanto, risiedeva, per me, nei miei occhi; e la visione più splendida, più impressionante era quella di un paio di uova fritte in padella, senza la padella però; probabilmente a ciò si deve il turbamento, l’emozione che ho sperimentato da allora, durante il resto della vita, davanti questa immagine sempre per me allucinante” e continua : “ Le uova fritte in padella, senza la padella, che vedevo prima di nascere erano grandiose, fosforescenti e molto dettagliate nelle piegature dei loro albumi lievemente azzurri. Queste due uova si avvicinavano a me, retrocedevano, si muovevano verso sinistra, verso destra, in su, in giù; raggiungevano lo splendore e l’intensità di fuochi di madreperla, soltanto per poi diminuire gradualmente e infine sparire”.
Queste intrauterine uova diventeranno un soggetto abituale in molti suoi dipinti e sempre nel suo Vita Segreta, al capitolo 11 dice di voler “progettare la costruzione di un tavolo di grandi misure fatto totalmente di uova sode, cosicché lo si poteva mangiare”.
Le uova, associate alla primavera per secoli, con l’avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell’uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell’uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba.
L’usanza di donare uova decorate anche con elementi preziosi va molto indietro nel tempo e già nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa per 450 uova rivestite d’oro e decorate da donare come regalo di Pasqua.
Ma le uova più famose furono certamente quelle di un maestro orafo, Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria.
Il primo Fabergé fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d’oro che a sua volta contenva un piccolo pulcino d’oro ed una miniatura della corona imperiale.
Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.
L’uovo è quindi sempre stato simbolo di vita e rigenerazione, auspicio alla fecondità.
In cucina devo forse ricordarvi io che persino un mangiatore ancor meno che distratto saprebbe farsi un uovo?!
Magari un uovo alla kok.