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Preferiva ubriacarsi col tempo, piuttosto che col whisky. Il whisky non gli piaceva, lasciava quel retrogusto amaro, quasi acido. Non riusciva a buttarlo giù tutto d’un fiato, perché lui doveva assaporare ogni cosa, anche quelle che non gli piacevano. Perciò preferiva ubriacarsi col tempo.
Rispetto all’anno precedente, aveva imparato a vivere peggio. Diceva che l’anima risiede nella mente e, per questo, amava ricordare. Aveva imparato anche a non morire pensando al futuro, conservando tutta l’immaginazione per i quadri che dipingeva con la memoria. Adesso sapeva riscrivere il passato, con le identiche figure di quando lo incontrò. Riusciva a cadere nel pozzo con tutto il cuore ed entrambi gli occhi, resuscitando le emozioni perdute del sole alle undici, delle tende del soggiorno, delle ore verdi a guardare i vetri. Ed erano sempre più forti e più vere della prima volta, quelle emozioni. Anche quelle del giorno trascorso. Le riguardava con più sale, come fossero dopate.
Magari avesse saputo vivere il presente con la stessa virulenza con cui si guardava alle spalle. Ma non era possibile. Si voltava e contemplava le sue vecchie orme, che si fermavano proprio lì dove teneva il piede. Poi faceva un passo avanti e ricominciava a sognare.