Seduto sotto il grande abete vicino alla sua abitazione, guardava le montagne che si stendevano maestose dinanzi ai suoi occhi. Rimaneva per ore a contemplare, mentre lo sguardo si perdeva nelle forre, nelle selve incantate e su lungo i verdi pendii scoscesi, sino ad arrivare alle cime brulle e grigie.
La montagna è la mia vita è la storia di Virginio, un ragazzo di montagna profondamente legato alla natura, ai suoi ritmi, ai suoi culti che vive con disagio il trasferimento nella città, la Milano del grigiore e della frenesia. Annichilito dalla modernità, il giovane trova conforto nel ricordo delle sue adorate montagne e nella musica: le note del pianoforte che ha imparato a suonare riescono a riprodurre l’armonia del mondo che ha dovuto lasciare dopo la morte del nonno e la decisione del padre. La musica lascia però posto al silenzio quando il padre del ragazzo, ammalatosi improvvisamente e ricoverato in ospedale, muore dopo lancinanti spasmi rivelando al figlio il motivo del loro trasferimento.
“Virginio, uno dei motivi che mi ha portato a decidere di lasciare la montagna per venire a vivere in questa città è proprio perché volevo che tu studiassi. Il sapere e la conoscenza, insieme alla rettitudine e alla bontà d’animo, sono le cose più importanti per la vita di un uomo, e le uniche che forniscono sempre una felicità autentica”
Comincia una nuova fase per il protagonista, nuove responsabilità verso la madre e le sorelle, nuova coscienza della transitorietà della vita e del suo significato; in una realtà dove tutto è effimero, bisogna mantenere vivo il proprio spirito combattendo contro i demoni dell’utilitarismo e dell’accumulo materiale che la metropoli ha come armi, combattendo con la passione e la natura sensibile.
Enrico Marzetti comincia il suo libro con una citazione di Mencio : Il grande uomo è colui che non perde il suo cuore di bambino. Tenendo fede a questa citazione, lo scrittore riesce a regalare una nuova chiave di lettura a quello che apparentemente sembra un tema trito e ritrito e facile a cadere nelle ovvietà: l’uomo e la natura. Virginio è uomo e natura insieme, nulla di più lontano del personaggio caricaturale montanaro che schiva il mondo delle tecnologie per rifugiarsi in quello dei boschi e degli uccelli, della quiete e dell’armonia. Virginio si immerge completamente nella metropoli lombarda, facendo tesoro di ciò che vede con sguardo critico e consapevole. La musica, abbandonata dopo la morte del padre e ripresa successivamente, è un elemento costante nella sua vita: grazie alla musica scampa al buio tunnel dell’eroina che è facilmente raggiungibile, dal momento che nel quartiere popolare dove vive vi è un ‘intensa attività di spaccio; grazie alla musica ha modo di conoscere la bella Euterpe, non più giovane ma molto attraente, cantante di un locale che infervora di passione il giovane Virginio. Comincia la loro relazione fatta di musica, parole e intenso amore. Virginio introduce la donna nel suo mondo, fino a quando lei sparisce nel nulla. Addolorato per la perdita del suo amore, il ragazzo fa di tutto per cercarla, fin ad arrivare nel paese della donna.
“Caro ragazzo, oggi anche per l’amore, come per qualsiasi altro bene di consumo, vige la legge dell’utilità marginale decrescente: se siamo assetati d’amore, ogni goccia d’amore in più che possiamo avere ha un valore inestimabile; ma quando ci siamo dissetati a sufficienza, l’unità marginale, l’unità in più che potremmo avere, non ha più nessuna utilità e quindi nessun valore”
Altra donna importante nella vita di Virginio è Nausicaa, l’incontro con lei sembra essere stato deciso da una potenza superiore; un legame segreto lo lega alla donna e alla sua sofferente storia in cui la devastazione di una frana ha devastato anche la sua vita. Virginio viene salvato dalla donna e a suo modo la salva; scopre il senso ultimo della sua vita e la sua missione, nella piena condivisione con gli altri tanto più intensa quanto più profonda. D’estate si ritira ancora nella sua “culla”, tra quelle montagne, con una nuova e consapevole maturità: al di là di qualsiasi progresso, il ritorno alla natura salva l’umanità, una natura che non è necessariamente confinata nelle alture delle montagne.
In uno stile semplice e genuino, solo in qualche punto un po’ lento, Marzetti scrive il suo inno all’amore e alla natura, affrontando con una notevole sensibilità un tema spesso svilito da ovvie considerazioni; la storia di Virginio commuove e fa riflettere in un crescendo di emozioni.