Craig Clevenger: un nome ancora poco noto ai lettori italiani, ma abbastanza affermato tra quelli statunitensi. Craig Clevenger: uno scrittore nato a Dallas, un bell’uomo; uno che ha abbandonato la carriera nell’industria high-tech per dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Craig Clevenger: un uomo che con il suo romanzo d’esordio, Il manuale del contorsionista, è riuscito a guadagnarsi la stima di un grande come Chuck Palahnuk: Giuro che negli ultimi cinque, anzi dieci anni non ho letto un libro all’altezza di questo.
Protagonista è un giovane dalla vita tutt’altro che facile/felice. Nato con una strana anomalia (la mano sinistra con sei dita); introverso e timido tanto da aver faticato a stare al passo con gli altri e considerato –per questo- un “ritardato”. Colpito, ogni sei mesi, da dolori lancinanti alla testa che nessuno specialista è riuscito a curare o spiegare. Unico rimedio a quest’inferno è imbottirsi di farmaci tutt’altro che legali i quali, nel tentativo di alleviare i dolori, quasi lo ammazzano (diverse overdose sulle spalle del giovane). Il giovane finisce per ritrovarsi in diversi ospedali, sommerso dalle domande degli psichiatri che stentano a credere che si tratti ogni volta di un “incidente”. Per evitare di essere considerato come un recidivo e quindi definitivamente internato, il ragazzo può sfruttare le uniche doti che gli sono state concesse: la propensione per la matematica e l’abilità a copiare e falsificare documenti, certificati e comportamenti; una dote, quest’ultima, ricevuta in dono da un padre sempre assente che da piccolo gli ha insegnato giochi di prestigio. E così il protagonista diventa Christopher Thorne, Daniel Fletcher, Eric Bishop e altri ancora. Inventa un passato e un futuro, abbandona la sua vita e si diverte a cucirsene addosso una sempre nuova. Un contorsionista, uno che è costretto a destreggiarsi tra tante identità sul palco della vita. Tuttavia queste doti non riescono a schiacciarlo definitivamente nell’anonimato, anzi attirano su di sé le attenzioni di un’organizzazione criminale che vorrebbe sfruttarlo a proprio vantaggio. L’esistenza difficile e dolorosa di un personaggio sfuggente che –tuttavia- è capace di creare empatia con il lettore. In primo piano è sempre la natura umana, fragile, cruda, a volte disperata. Ben scritto, ben costruito, questo libro è capace di inchiodare gli occhi del lettore e trascinarlo in un marasma narrativo ipnotico. Irvine Welsh lo ha definito un libro perfetto, un trionfo, destinato di sicuro allo status di culto. E noi non possiamo che augurarglielo.