Spesso accade che uno scrittore componga un capolavoro e il suo nome venga immancabilmente legato a quall’opera, ponendo nell’ombra la restante produzione, seppur copiosa e meritevole. È certamente fisiologico e comprensibile, magari non proprio giusto. Il caso esemplare, da questo punto di vista, è rappresentato dall’opera di Dante, la cui paternità della Commedia mette in secondo piano una mole di scritti dal valore storico-letterario immenso. L’esempio calza anche per Giovanni Boccaccio, il cui nome è e rimarrà sempre legato al Decameron, opera di straordinario fascino e spessore, pietra miliare della letteratura italiana; anche in questo caso non mancano significative tappe di un persorso che ha portato alla stesura del Decameron stesso, ma che è costellato di una serie di scritti che hanno goduto di vita propria, nonchè di grande favore presso il pubblico.
Opera di fortuna internazionale (come testimonia la circolazione di numerosi manoscritti), il Filocolo rappresenta il frutto più maturo della prima produzione letteraria di Giovanni Boccaccio: un romanzo in prosa in lingua volgare, diviso in cinque libri, che viene probabilmente concluso nel 1336 a Napoli, dove l’ancor giovane autore toscano soggiorna già da qualche anno. Si parla, con riferimento a tale fase personale e letteraria, di “periodo napoletano”: un periodo felice e fecondo, che Boccaccio ricorderà sempre con nostalgia, legando proprio a Napoli l’immagine di una giovinezza felice e spensierata.
Il Filocolo – stampato per la prima volta nel 1472 – si presenta come risposta ad una richiesta di Fiammetta, la donna amata dallo scrittore (a cui fu dedicata anche la celebre Elegia), la quale, sentendo parlare all’interno di una brigata napoletana della storia d’amore di Florio e Biancifiore, chiede all’autore di comporre un picciolo libretto volgarmente parlando, nel quale il nascimento, lo’nnamoramento e gli accidenti de’ detti due infino alla loro fine interamente si contenga. La vicenda d’amore avventuroso tra Florio e Biancifiore era ben nota, avendo riscosso grande successo nella tradizione romanza. Un poemetto francese l’aveva cantata – il Conte de Floire et Blancheflor – ed una sua versione era stata ripresa da uno dei primi cantari toscani. Boccaccio attinge naturalmente a questi modelli, operando però un’eccezionale amplificazione narrativa e tematica che porta ad una moltitudine di fatti avventurosi e peripezie d’amore.
Al centro del romanzo, ovviamente, sono i due protagonisti: Florio, figlio del re di Spagna, e Biancifiore, figlia di una nobildonna romana e orfana. Nati lo stesso giorno, i due giovani crescono insieme, educati secondo i valori cortesi tradizionali. Tra loro nasce un amore sincero e leale, che trova però il veto del re nonchè padre di Florio: il sovrano, per liberarsi di Biancifiore, la vende addirittura ad alcuni mercanti che la portano in Oriente, dove finisce tra le mani dell’ammiraglio di Alessandria, il quale la imprigiona in una torre insieme ad altre bellissime donne. A questo entra in scena “Filocolo”, falso nome con cui Florio intraprende il viaggio alla ricerca dell’amata (e in quel greco approssimativo conosciuto al Boccaccio, Filocolo significa proprio fatica d’amore): si introduce nella torre e libera Biancifiore; scoperti, i due vengono condotti al rogo, ma trovano il provvidenziale aiuto di alcuni cavalieri fedeli a Florio, dai quali vengono liberati. Perdonati poi dallo stesso ammiraglio, i due amanti intraprendono il nostos del ritorno, visitando Napoli, Certaldo e Roma (dove Florio si fa cristiano); giungono quindi finalmente in Spagna, dove si celebra il trionfo del loro amore e la conversione generale del Paese al Cristianesimo.
All’interno della narrazione – composta da momenti elegiaci tragici comici ed eroici – troviamo un episodio particolarmente interessante: durante la sua ricerca, Florio sosta a lungo a Napoli, dove incontra Caleone (allusione autobiografica dell’autore), il quale fa parte di una brigata: Florio, invitato ad entrarvi, viene accolto dal gruppo, che elegge Fiammetta come regina. A turno, ciascuno pone una questione d’amore che viene dibatutta: siamo, come è facile notare, dentro lo schema narrativo proprio del Decameron. Di fatto, è una piccola prolessi del capolavoro di Giovanni Boccaccio.
Ma non solo questo. Punto di partenza della moderna narrativa, il Filocolo avrebbe esercitato una grande influenza in Italia e in Europa.