È la storia di Ishmael; anche lui viene imbottito di droghe, dotato di armi che fino ad allora aveva visto solo nei film, obbligato a combattere.
Beah parla di un vero e proprio lavaggio del cervello che i “capi” facevano alle reclute: uccide, grandi e piccoli, compagni, innocenti.
Dopo tre anni di inferno, il riscatto: viene liberato e raggiunge gli Stati Uniti nel 1998. Ha la possibilità di studiare alla United Nations International School di New York. Nel 2004 si laurea in Scienze politiche all’Oberlin College. È attualmente membro dello Human Rights Watch Children’s Rights Division Advisory Committee. Ha parlato molte volte alle Nazioni Unite, e attualmente vive a New York.
La storia di Ishmael Beah è una storia di riscatto, di rinascita dopo un’esperienza drammatica, ma tanti altri non ce la fanno. Tanti bambini vengono reclutati come soldati e muoiono in guerra, oppure tornano, ma cosi traumatizzati che la loro vita non potrà essere più quella di prima.
Una realtà ancora troppo sconosciuta, su cui bisognerebbe riflettere.
L’infanzia, la guerra, il riscatto. Sono queste le tre fasi che hanno caratterizzato la vita di Ishmael Beah, scrittore non molto conosciuto, ma che nel 2007, con la pubblicazione del libro autobiografico “Memorie di un soldato bambino”, ha riscosso molto successo. Il libro, definito dalla critica come “una delle più importanti storie di guerra della nostra generazione”, racconta la verità di un conflitto e della distruzione ad esso collegata, “nuda e cruda”, senza mezzi termini.
Beah nasce in Sierra Leone nel 1980, da una famiglia semplice, ma unita. Con i suoi amici passa le giornate nel villaggio dove vive, a Mogbwemo, sognando di essere Rambo e di diventare un cantante rap. Una vita tranquilla, vissuta con la spensieratezza classica dei bambini, lontana dalle preoccupazioni del mondo dei “grandi”, senza problemi irrisolvibili e piena di sogni. Questa tranquillità viene stravolta quando Ishmael, una mattina esce di casa e non vi ritorna più. Il suo villaggio è stato attaccato, la sua casa distrutta e la sua famiglia uccisa. Improvvisamente Ishmael si ritrova a non avere più niente. Vaga senza meta, in cerca di un riparo. Poi arriva il giorno che segnerà la sua vita per sempre. È la guerra, quella che Ishmael ha sempre solo immaginato.
La guerra civile in Sierra Leone è iniziata nel 1991 e si è protratta fino al 2002, ma ancora oggi ne subisce i catastrofici risultati. Due fazioni si sono scontrate: i Ribelli del Fronte Rivoluzionario Unito, sostenuto dalle forze speciali del National Patriotic Front of Liberia, e le forze governative comandate da Joseph Momoh, che al termine del conflitto, prevarranno.
Durante il primo anno di guerra il Fronte Unito Rivoluzionario conquistò il controllo di ampi territori nell’est e nel sud del paese ricchi di miniere di diamanti. La debole risposta del governo agli attacchi del Fronte Unito Rivoluzionario e alla diminuzione dei guadagni derivanti dalla produzione di diamanti fecero precipitare la situazione sino al colpo di stato militare dell’aprile 1992 in cui prese il potere il National Provisional Ruling Council (NPRC). Per migliorare la situazione e tentare di mettere fine al conflitto, intervenne la Gran Bretagna, che con il supporto delle forze aeree guineane finalmente sconfisse il Fronte Unito Rivoluzionario. Il 18 gennaio 2002 il presidente Kabbah dichiarò ufficialmente conclusa la guerra.
Un conflitto può avere molteplici sfaccettature: il dolore, la distruzione, i ricchi e i poveri, i vincitori e i vinti. Beah vive una storia particolare, una situazione a molti sconosciuta, ma terribilmente diffusa: l’esercito governativo lo recluta per combattere, diventa bambino soldato.
Il fenomeno dei bambini soldato avviene quando dei fanciulli vengono impiegati in operazioni militari. Vengono “usati” direttamente per combattere, o assegnati ad altri ruoli “secondari”: vedette, messaggeri, spie.
In diversi momenti della storia e in molte culture, i minori sono stati coinvolti in campagne militari anche quando la morale comune lo riteneva riprovevole. A partire dagli anni settanta sono state firmate numerose convenzioni internazionali allo scopo di limitare la partecipazione dei bambini ai conflitti; nonostante questo, sembra che l’utilizzo dei bambini soldato negli ultimi decenni sia in aumento. Inoltre, il Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati stabilisce come nessun minorenne possa essere impiegato direttamente alle ostilità, nonché essere arruolato obbligatoriamente. Evidentemente, ancora oggi, non è cosi: in paesi africani, sudamericani, asiatici, bambini soldato sono spesso soggetti a questo tipo di utilizzo. Gli vengono somministrati degli stupefacenti, mentre le bambine vengono spesso usate per scopi sessuali ma anche per cucinare, piazzare esplosivi, aprire la strada all’esercito sul campo minato…
È la storia di Ishmael; anche lui viene imbottito di droghe, dotato di armi che fino ad allora aveva visto solo nei film, obbligato a combattere.
Beah parla di un vero e proprio lavaggio del cervello che i “capi” facevano alle reclute: uccide, grandi e piccoli, compagni, innocenti.
Dopo tre anni di inferno, il riscatto: viene liberato e raggiunge gli Stati Uniti nel 1998. Ha la possibilità di studiare alla United Nations International School di New York. Nel 2004 si laurea in Scienze politiche all’Oberlin College. È attualmente membro dello Human Rights Watch Children’s Rights Division Advisory Committee. Ha parlato molte volte alle Nazioni Unite, e attualmente vive a New York.
La storia di Ishmael Beah è una storia di riscatto, di rinascita dopo un’esperienza drammatica, ma tanti altri non ce la fanno. Tanti bambini vengono reclutati come soldati e muoiono in guerra, oppure tornano, ma cosi traumatizzati che la loro vita non potrà essere più quella di prima.
Una realtà ancora troppo sconosciuta, su cui bisognerebbe riflettere.