«Dai, nonno, raccontami un’altra storia» chiese la tartarughina palpitante.
Il nonno aggrottò la fronte per pensare e incominciò.
«Esiste un mondo lontano lontano, oltre il settimo e l’ottavo cielo, dove la gente vive in un abbraccio eterno e sincero. Tutti sono fratelli e non litigano mai. I prati e le nuvole sono i letti perfetti dell’amore.
Ogni desiderio può essere esaudito. Chi ha fame, mangia a sazietà; chi ha sete, beve finché vuole; chi vuol cantare, gorgheggia come un usignolo. Non c’è limite al piacere, non c’è peccato né vergogna.
C’è un solo porto e un solo mare, colmo di pesci parlanti. C’è un quartiere, poi, dov’è sempre Carnevale; in un altro, invece, non scende mai la notte.
I colori sono l’acqua che scorre limpida nei cieli. Gli odori sono gli antipasti prelibati dei banchetti più copiosi. Ogni parola è musica nell’aria: le sillabe, cadute su spartiti di sorrisi estasiati, danzano a tempo di melodie sempre nuove».
«Ho capito, nonno!» strepitò la piccola tartaruga, con un poderoso sorriso e la gioia negli occhi, «questo è il Paradiso: il magico mondo dell’amore».
«No, figliolo» riprese il vecchietto, poggiando una mano sulla spalla del nipote, «questo è il magico mondo della droga».